Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se il libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma noi abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev’essere la scure per il mare gelato dentro di noi. Questo credo.
Franz Kafka, Lettere

kafka_un_mondo_di_verita.jpgKafka. Un mondo di verità, Giorgio Fontana

Cento anni dopo la morte di Franz Kafka, avvenuta il 3 giugno 1924, un saggio avvincente di Giorgio Fontana ci conduce in un affascinante viaggio attraverso la vita e le opere dell'immortale scrittore. Attraverso la sua prosa penetrante, Fontana si interroga sul perché Kafka continui a esercitare un fascino così intenso e universale, oltrepassando il mero ambito letterario. L'autore si propone di esplorare il Kafka autentico, al di là delle interpretazioni distorte e delle proiezioni indebite che talvolta gli sono state attribuite ed inizia con una domanda apparentemente semplice ma essenziale: "Ancora Kafka. Perché?". Attraverso l'analisi approfondita dei testi, Fontana si immerge nelle sottili sfumature della sua prosa, esplorando dettagli come la scelta di un aggettivo, l'introduzione di un personaggio o una svolta narrativa, rivelando la complessità e la ricchezza dell'opera kafkiana. Il saggio ci offre un'indagine coinvolgente sulla vita di Kafka, attingendo anche dai suoi scritti privati e da testi letterari inediti in vita, trattando il materiale con rispetto e consapevolezza della responsabilità di esplorare la sfera privata di un defunto. "Kafka. Un mondo di verità" rappresenta un omaggio ponderato e rispettoso a un gigante della letteratura del Novecento, un tentativo riuscito di saldare il debito culturale che la nostra epoca ha contratto con Kafka e il debito personale che lega Fontana a questo straordinario scrittore da molti decenni. (Fonte: editore)

animale_della_foresta.jpgUn altro libro recente che ci mostra quanto Kafka abbia ancora da dire come uomo e come letterato è L'animale della foresta di Roberto Calasso che in questo suo saggio analizza ciò che Kafka è stato partendo proprio dai suoi ultimi tre racconti: Ricerche di un cane, Josefine la cantante, La tana che mostrano le domande finali che Kafka pone a sé stesso e che lascia a tutti noi. 

Tutti gli scritti di Kafka sono attraversati dalla presenza del Nemico. Ma il suo nome si dichiarò soltanto alla fine, nei tre lunghi racconti di animali che hanno scandito gli ultimi mesi della sua vita, chiudendola come un sigillo. Non si trattava di un tribunale ubiquo e ferreo, come nel Processo, né di un'autorità avvolgente, che poteva attirare a sé e al tempo stesso condannare, come nel Castello. Ma di animali dispersi e brulicanti, sopra e sotto la superficie della terra. Erano diventati gli unici interlocutori di colui che narrava. Come se Kafka fosse voluto scendere in uno strato più largo di ciò che è, là dove gli uomini possono essere una presenza superflua. A quel luogo - separato dal mondo ma da sempre già presente - e al suo ideatore è dedicato questo libro, che è insieme la via più diretta e labirintica per raggiungerlo. (Fonte: editore)

 Se vogliamo conoscere ancora un altro Kafka possiamo rivolgerci a Dora Diamant, la sua compagna, che nell’opera: Quando Kafka mi venne incontro… Ricordi di Franz Kafka, aquando_kafka_mi_venne_incontro.jpg cura di Hans-Gerd Koch, ci racconta un episodio realmente accaduto allo scrittore:

"Quando eravamo a Berlino, Kafka andava spesso allo Steglitzer Park. Talvolta lo accompagnavo. Un giorno incontrammo una bambina, che piangeva e sembrava disperata. Le parlammo. Franz le chiese che cosa le fosse successo e venimmo a sapere che aveva perso la sua bambola. Subito lui si inventò una storia plausibile per spiegare la sparizione. “La tua bambola sta solo facendo un viaggio, io lo so, mi ha scritto una lettera”. La bambina era un po’ diffidente: “Ce l’hai con te?” “No, l’ho lasciata a casa, ma domani te la porto”. La bambina, incuriosita, aveva già quasi scordato le sue preoccupazioni, e Franz se ne tornò subito a casa, per scrivere la lettera.Si mise al lavoro in tutta serietà, come si trattasse della creazione di un’opera. Era nella stessa condizione di tensione in cui si trovava non appena si sedeva alla scrivania o stava anche solo scrivendo a qualcuno. Tra l’altro, si trattava effettivamente di un vero lavoro, essenziale al pari degli altri, perché la bambina doveva assolutamente essere resa felice e preservata dalla delusione. La menzogna doveva dunque essere trasformata in verità attraverso la verità della finzione. Il giorno successivo portò la lettera alla bambina, che l’attendeva al parco. La bambola spiegava che ne aveva abbastanza di vivere sempre nella stessa famiglia ed esprimeva il desiderio di cambiare un po’ aria, in una parola, voleva separarsi per qualche tempo dalla bambina, cui per altro voleva molto bene. Prometteva tuttavia di scrivere ogni giorno – e Kafka scrisse effettivamente una lettera ogni giorno, raccontando di sempre nuove avventure, le quali, seguendo il particolare ritmo vitale delle bambole, si snodavano in modo rapidissimo. Dopo alcuni giorni la bimba aveva scordato la perdita reale del suo giocattolo e pensava solo e semplicemente alla finzione che le era stata offerta come sostituto. Franz scrisse ogni frase di quella sorta di romanzo in modo così accurato e pieno d’umorismo che la situazione della bambola risultava perfettamente comprensibile: era cresciuta, era andata a scuola, aveva conosciuto altre persone. Rassicurava sempre la bimba del suo amore, ma alludeva anche a complicazioni della sua vita, ad altri doveri e altri interessi che, al momento, non le permettevano di riprendere la vita in comune. La piccola veniva pregata di riflettere sulla cosa e veniva così preparata all’inevitabile rinuncia."

Questo episodio della vita di Kafka è raccontato anche in due libri per ragazzi: E così spero di te. Storia quasi vera di una bambola giramondo, Didier Lévy, Tiziana Romanin e  Kafka e la bambola viaggiatrice, Jordi Sierra i Fabra 

e_cosi_spero_di_te.jpgkafka_e_ka_bambola_viaggiatrice.jpg 

100 anni dalla morte di Kafka in biblioteca

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100 anni dalla morte di Kafka su MLOL 

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Accoppiamenti giudiziosi: Uomini e insetti – Franz Kafka e Ian McEwan, due racconti

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