Le elezioni parlamentari del 1924 si svolsero in un clima di intimidazioni e violenze perpetrate dalle milizie del Partito Nazionale Fascista in tutta Italia.
Gli esponenti di spicco dell’opposizione furono aggrediti, non furono permessi i comizi e le riunioni politiche e la presenza di esponenti fascisti nei seggi elettorali impedì il libero esercizio del voto.
Grazie alla Legge Acerbo che attribuiva alla lista più votata - purché avesse almeno il 25% dei voti validi - i 2/3 dei seggi in Parlamento, il risultato fu impressionante: la Lista Nazionale, composta prevalentemente da esponenti del PNF, ottenne 374 su 535 seggi.
In questo clima l’Italia visse le ultime elezioni a cui poteva partecipare più di un solo partito politico.
Gli storici fanno riferimento all’assassinio del deputato Giacomo Matteotti del 1924, e ai fatti politici che lo seguono, con la promulgazione delle leggi “fascistissime” del 1925-1926 e lo scioglimento dei partiti e dei sindacati non fascisti, per sancire l’instaurazione della dittatura fascista nel nostro Paese.