Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
Alda Merini (Milano, 21 marzo 1931)
La Giornata Mondiale della Poesia è stata istituita dall’Unesco nel 1999 con l’intento di riconoscere all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace.
Nell’intervista del 1961 Giuseppe Ungaretti spiega: la poesia si fa, certo non pensandoci… nel mio primo libro Il porto sepolto e parte dell'Allegria l’ho scritta in trincea, sui pezzetti di carta che mi capitava di avere: sull’involucro delle pallottole, sul cartone, sulle cartoline, così, nel pericolo, tra un tiro e l’altro. Ma oggi il procedimento normale…ma non si sa come avviene, così d’un tratto, un’idea, e poi questa idea vi tormenta, scrivete qualcosa poi vi torna ancora e poi continuate… A volte è un lavoro lungo, a volte si fa in pochi momenti. L’isola (dal Sentimento del tempo) che è una poesia lunga, elaborata, è una poesia che mi è nata in una notte. Altre poesie brevissime mi richiedono sei mesi di lavoro. Non sono mai a posto. Si seguono con l’orecchio […] tutto deve finire col combinare, col dare la sensazione che si è espressa la poesia. Ma non si è mai espressa veramente, si è sempre scontenti… si vorrebbe che fosse detto diversamente ma la parola… la parola…
La parola è impotente e non riuscirà mai a dare il segreto che è in noi.
L'ATTIMO FUGGENTE - Il professor Keating insegna a comprendere la poesia
Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.
LA POESIA, COME SI LEGGE E COME SI SCRIVE, Alberto Bertoni
Il rapporto tra chi legge e chi scrive poesia, oggi in Italia, è circa di uno a mille. Naturalmente non è possibile insegnare a diventare poeti. Tuttavia, questo libro intende dimostrare - con esempi tratti dagli autori più grandi della tradizione occidentale, da Dante a Leopardi, da Petrarca a Ungaretti, da Baudelaire a Pessoa, da Celan a Brodskij - che un'autentica, possibile e anzi auspicabile educazione alla poesia può darsi solo se, dai primi tentativi di creazione in proprio, si impara a muovere verso l'acquisizione di una capacità vera di lettura del testo poetico. E leggere la poesia, per poi magari prendere a scriverla in prima persona secondo la competenza nel frattempo acquisita, equivale a possedere tutte le tecniche che innervano il suo "fare", le necessarie nozioni storiche, ma anche una rinnovata disponibilità all'ascolto.
LA POESIA SALVA LA VITA, Donatella Bisutti
Far cambiare idea a coloro che dicono di non amare la poesia, perché la trovano oscura, difficile, e inutile alla nostra vita: questa è stata la scommessa dell'autrice scrivendo questo libro, e il suo successo sembra averle dato ragione. "La poesia salva la vita", ormai un "classico", è infatti un libro per avvicinare la poesia in un modo del tutto nuovo e vederla non più come una tecnica astrusa, ma un imprevedibile, affascinante "alfabeto del mondo". Perché la connotazione della poesia è - prima ancora che letteraria esistenziale: essa riguarda tutti noi in quanto esseri umani. La poesia è una chiave preziosa e insostituibile per entrare in contatto con quella vasta e per lo più sconosciuta parte della nostra psiche che concerne le nostre emozioni e aiutarci a viverle e a esprimerle in modo creativo. Abbiamo infinitamente bisogno delle sue magie e dei suoi giochi per vivere meglio, e ritrovare quello sguardo di meraviglia che abbiamo forse perduto uscendo dall'infanzia. Allora la poesia può davvero salvare la nostra vita dal senso di noia, di inutilità e di malinconia che ci afferra quando la nostra creatività - un dono che spesso non sappiamo di possedere - giace chiusa e dimenticata in un cassetto.
CHE NOIA LA POESIA, PRONTO SOCCORSO PER LETTORI STRESSATI, Hans Magnus Enzensberger, Alfonso Berardinelli
È diffuso un luogo comune secondo cui la poesia sarebbe riservata agli addetti ai lavori e di cui la maggioranza delle persone non può capire niente. Non è vero. Nel cervello di ognuno di noi continua a ribollire una quantità di versi. Abbiamo in testa centinaia di canzonette, dai vecchi classici della canzone napoletana fino al rock, al reggae e agli ultimi successi delle hit parade... Tutte queste cose sono in versi. Versi che conosciamo benissimo, senza fatica, senza pensare che sono versi. Senza bisogno di commenti e di note. Senza lezioni e seminari. Soprattutto senza imposizioni... Come dicono gli autori di questo libro - scritto a quattro mani da un tedesco e un italiano -, la prima cosa da fare è perciò dimenticare quello che ci hanno fatto credere, quello che abbiamo imparato e disimparato a scuola. Dobbiamo ricominciare da capo: sentire il ritmo, la misura dei versi, la musica delle parole più comuni, il piacere delle parole più precise, collocate nel punto più giusto o più imprevisto... "Che noia la poesia" è un libro di tecnica poetica accessibile a tutti, un libro di giochi verbali e di metodi di composizione: canzoni, ballate, sonetti, inni ed epigrammi, esempi di poesia eccellente e di poesia pessima o ridicola. Si parla di rime e di strofe, occidentali e orientali, di versi regolari e di versi liberi, di testi carichi di pensiero e di testi inafferrabili e insensati. Ci fa vedere come funziona una poesia e perfino come si può scriverla. Il lettore troverà anche parecchi testi poetici di tutte le epoche: Catullo e Zanzotto, Shakespeare e Brecht, Leopardi e Sergio Tofano. In fondo la poesia dimostra che con la lingua si può fare di tutto, anche le acrobazie piú impensabili: dire moltissimo in due versi, dire quasi niente in molte strofe. Raccontare, dialogare, scherzare, arrabbiarsi, sognare, riflettere. La poesia è il genere letterario, la forma di scrittura piú elastica, economica e maneggevole. La maggior parte dei testi non occupa piú di una pagina. E gli strumenti di produzione sono i piú accessibili e semplici: con un foglio di carta e una penna si può scrivere "L'infinito", la piú irresistibile poesia d'amore, o il più feroce epigramma contro i potenti.
SULLA POESIA, Seamus Heaney
Snello, limpido, di facile lettura, il saggio Sulla poesia si compone di due diversi scritti, Room to Rhyme e Crediting Poetry , ribattezzati da Marco Sonzogni Sia dato spazio alla poesia e Sia dato credito alla poesia . Il primo era già stato pubblicato dalla stessa Archinto nel 1997, mentre il secondo, tratto dall'unica lezione pubblica tenuta da Seamus Heaney nel 2003, appare per la prima volta in traduzione italiana. Il risultato è un lavoro agile, lontano dall'accademismo estremo di tanti saggi di argomento poetico, ma davvero utile alla comprensione della poetica del premio Nobel 1995. Tuttavia non manca il rigore scientifico, che rende l'opera estremamente pregevole e curata. Le sue dimensioni ridotte, infatti, non impediscono che il testo saggistico sia corredato da una brevissima introduzione, una nota alla traduzione che ne spiega la storia e i criteri fondanti, una nota bibliografica e una biografica. I due scritti, inoltre, sono molto rappresentativi di quel legame indissolubile, caratteristico della produzione poetica di Seamus Heaney, tra la personalissima esperienza autobiografica, che si costruisce sui ricordi d'infanzia e sullo sfondo delle tradizioni e della pregnante atmosfera dell'Irlanda occidentale, e la natura intertestuale del discorso, in cui le parole del poeta e degli autori che gli sono cari risuonano e si fondono tra loro in un unico testo senza tempo. La perfetta sintonia dell'opera con i versi forti e sinceri del poeta irlandese traspare inoltre con assoluto nitore dall'encomiabile traduzione, che si sforza anche di riprodurre in italiano la magia e il piacere prodotti dai numerosi versi citati.
UN ANNO DI POESIA, Bernard Friot, Hervè Tullet
Questo volume può diventare il libro di un apprendista poeta, ma anche di qualsiasi insegnante. Un giro di 365 giorni per scoprire e riscoprire la poesia come un linguaggio accessibile a tutti, con cui sperimentare, osare, manipolare, imitare, decostruire e ricostruire e creare: punto di partenza per altre letture, stimolo a nuove scritture. Lontano dalle solite ricette, il libro è organizzato in sequenze giocose. L’attività di scrittura è associata di volta in volta a una citazione, o anche a un’intera poesia che serve da esempio e da palestra creativa. Partito da una selezione di testi poetici francesi, nell’adattamento di Chiara Carminati la versione italiana si è arricchita di ulteriori testi della nostra tradizione, da Cecco Angiolieri a Eugenio Montale, insieme a poeti contemporanei come Valerio Magrelli e Alda Merini Oltre ai testi proposti da Bernad Friot, potranno essere di ulteriore ispirazione per il giovane poeta le meravigliose.
La Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall'Unesco nel 1999 e celebrata molto poeticamente nel primo giorno di primavera, riconosce alla poesia un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo, della comunicazione e della pace. Ma in che modo? Che cos'è davvero la poesia? continua su fanpage.it
Mark Strand legge "The Great Poet Returns"
Il Grande Poeta ritorna
Quando la luce si riversò da uno spiraglio fra le nubi,
capimmo che il grande poeta si sarebbe mostrato. E così fu.
Scese da una limousine con le gomme bianche e vetri
fumé, quindi con andatura nitida e felpata,
entrò nella hall. Si fece silenzio. Aveva ali grandi.
Il taglio dell'abito, la larghezza della cravatta, erano datati.
Quando parlò, l'aria parve sbiancata da grida immaginarie.
Il tarlo del desiderio penetrò nel cuore di tutti i presenti.
Avevano le lacrime agli occhi. Il grand'uomo era al massimo.
"Non c'è fretta," disse concludendo la lettura "la fine
del mondo è solo la fine del mondo che conoscete."
Tipico di lui, pensarono tutti. Poi non lo si vide più,
e il mondo fu vuoto. Faceva freddo e l'aria era ferma.
Ditemi, voi laggiù, cos'è in fondo la poesia?
È possibile morire senza averne almeno un po'?
The Great Poet Returns
When the light poured down through the holes in the clouds,
We knew the great poet was going to show. And he did
A limousine with all white tires and stained-glass windows
Dropped him off. And then, with a clear and soundless fluency,
He strode into the hall. There was a hush.His wings were big.
The cut of his suit,the width of his tie, were out of date.
When he spoke,the air seemed whitened by imagined cries.
The worm of desire bore into the heart of everyone there.
There were tears in their eyes.The great one was better than ever.
“No need to rush”, he said at the close of the reading,”the end
Of the world is only the end of the world as you know it.”
How like him,everyone thought.Then he was gone,
And the world was a blank. It was cold and the air was still.
Tell me, you people out there, what is poetry anyway?
Can anyone die without even a little?
L'INIZIO DI UNA SEDIA, Mark Strand
Chiunque sia in grado di pensare non può essere felice, dice Mark Strand, Ma io sono felice di esser vivo. Pensa all'alternativa !. La capacità concreta, e vitale, di riconoscere e vivere con i tragici paradossi del nostro mondo è una costante dell'arte di Strand. L'atmosfera pacata, rarefatta, raffinata in cui esistono e si sviluppano lacerazioni insanabili è in qualche modo descrivibile con una serie di ossimori, che nella sua poesia non agiscono tanto come forma retorica, quanto come figura dello spirito. Nei versi che l'autore ha espressamente scelto per questa raccolta, in cui si privilegiano i componimenti più recenti, si avrà esperienza della gamma di partecipato abbandono, doloroso piacere, ingenuo disincanto, indifferente amore, tragedia buffa, appassionata distanza, serena disperazione che pervade tutta l'opera di Strand.
Coinquilina poesia, Vivian Lamarque
In un’anticamera, meno,
in un disimpegno, esiguo
ma con uso di finestrella
solo mia, abita la mia poesia.
Coinquilina poco prevedibile
quando lei decide (più se piove
che se non piove) io corro a prendere gomma e matita
e il duetto ha inizio (più se cielo grigio
meno se azzurro), una dà il la
l’altra cancella e scrive in punta di vita, lapsus volevo dire
in punta di matita.
MADRE D'INVERNO, Vivian Lamarque - Vincitore del Premio Bagutta 2017
Vivian Lamarque possiede una rarissima dote: quella di rendere lievi e trasparenti i temi e gli strappi dell'emozione più complessi e profondi. E di comunicarne le tracce e gli esiti con la grazia sottile della sua impeccabile 'petite musique'. Ne aveva dato prove nelle opere precedenti e lo conferma in questo nuovo libro, dove già dal titolo," Madre d'inverno", indica il percorso centrale di una raccolta che riesce comunque a svilupparsi in varie direzioni. L'idea e la figura materna, dunque, vissuta nel trauma originario - accettato con sapienza eppure inguaribile, nel paradosso e nel dolore - della sua doppia immagine, quella della madre biologica e quella della madre adottiva. In uno scenario aperto e sofferto, fitto di elementi di una concretissima realtà quotidiana, dove si intessono frammenti di dialogo e schegge di parlato, si passa da una iniziale sequenza ospedaliera a una serie di versi in cui si realizza una sorta di postumo colloquio con la figura materna. Rispetto alla quale il coinvolgimento del lettore scatta immediato poiché, partendo dalla propria esperienza personale, l'autrice mette a punto un disegno in cui la madre diventa una forma assoluta, diventa l'emblema di tutte le madri. Nella mobile ricchezza di un'opera composta in un ampio arco di tempo, l'autrice si rivolge alle più svariate tracce della memoria, fino a introdurre, improvvisa, "l'altra madre", quella biologica, insinuando, in un tono di assoluta normalità antiretorica, un senso di pervasiva, interiore instabilità.