La Giornata Mondiale della Poesia è stata istituita dall’Unesco nel 1999 con l’intento di riconoscere all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace. Già dal primo anno della sua istituzione ha come obiettivo di promuovere la lettura, la scrittura, la pubblicazione e l'insegnamento della poesia in tutto il mondo, in quanto “fondamento della memoria e, base di tutte le forme della creatività letteraria e artistica.”      

In occasione del 25° anniversario della giornata mondiale della poesia abbiamo creato un percorso poetico attraverso i vincitori del Premio Nobel per la Letteratura. 

L’ultima Poesia?

La guerra, le guerre da sempre hanno caratterizzato la storia dell’umanità e su leggendarie guerre si sono scritti poemi. Quante volte nella storia l’uomo ha celebrato i fasti bellici per poi piangere i propri morti caduti in battaglia?

Chi fu colui, che per primo inventò le terribili armi?

Chi fu colui, che per primo inventò le terribili armi?
Quanto malvagio e feroce quello fu!
Allora nacquero le stragi a danno del genere umano,
Allora sorsero le guerre,
Allora venne aperta una via più breve alla terribile morte.
Eppure quell’infelice non ebbe alcuna colpa,
Noi abbiamo volto a nostro danno
Quello che egli ci aveva dato contro le bestie feroci.
Questo è colpa del ricco oro, e non vi furono guerre
Finché una tazza di legno di faggio era posta davanti ai banchetti.
Non vi erano fortezze, non bastioni,
E il pastore si addormentava senza preoccupazione tra pecore di vari colori.
Dolce sarebbe stata allora per me la vita, Valgio, e non avrei conosciuto
Le funeste armi, né avrei udito la tromba con il cuore palpitante.
Ora sono trascinato a forza a combattere,
E già forse qualche nemico produce dei dardi
Destinati a configgersi nel mio corpo.
Albio Tibullo (II a. C.) dalle “Elegie”

Due guerre mondiali e gli infiniti conflitti del novecento e degli inizi degli anni duemila e i massacri spietati cui stiamo assistendo oggi, non sono bastati evidentemente.
Secondo Franco Maria Fontana, i disastri di Auschwitz e Hiroshima che, tra gli altri, hanno funestato il secolo scorso, hanno anche determinato una rottura di civiltà che ha finito col demolire quella fiducia nel progresso tecnico, nello sviluppo e nella ragione umana sulla quale era fondato il pensiero occidentale. Catastrofi senza precedenti che, anche nel campo della manifestazione artistica, hanno segnato un discrimine tra un prima e un dopo. Celebre il lapidario aforisma di Theodor W. Adorno, scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie. Paul Celan, nel tentativo di confutarlo, finirà in realtà col dare vita a una nuova poetica e a un nuovo linguaggio non più abbellito da metafore suggestive, ma scarno, grigio e ascetico, arrivando a riconoscere, per così dire, le ragioni e la lezione di Adorno, che in un’altra sua frase, sempre del 1949, usa una metafora inquietante, che guarda in là di decenni: Nella prigione all’aperto che il mondo sta diventando, non è più così importante sapere cosa dipende da cosa, vista l’estensione in cui tutte le cose sono una sola.
Ignorare la minaccia globale e la propaganda malefica di chi vuole aumentare esponenzialmente la corsa agli armamenti significa mettere la testa sotto la sabbia sperando di poter coltivare il proprio orticello.

Cosa può darti il mondo?
Sempre meno di quanto tu gli hai dato.
Tra ombra e fantasma
Tra bianco e rosso
Tra proiettile e menzogna
Dov’è nascosta la tua testa?
Dov’è Manuel Gonzalez
Dov’è Pedro Aguilar
Dov’è Ramon Fenellosa?
I lombrichi lo sanno.
Il tuo nome e le gesta sono dimenticate
Da prima che si seccassero le ossa
La bugia che ti ha ucciso è sepolta

Il soldato italiano mi ha stretto la mano
Il soldato italiano mi ha stretto la mano
Accanto al tavolo dove stanno le guardie;
Una mano forte e una mano sottile
I cui palmi si incontrano
Soltanto tra il crepitio delle pallottole,
Ma che pace ho conosciuto allora
Guardando quel viso disfatto
Più puro di qualsiasi donna!
…Buona fortuna, soldato italiano!
Ma la fortuna non è per i coraggiosi;
Cosa può darti il mondo?
Sempre meno di quanto tu gli hai dato.
Tra ombra e fantasma
Tra bianco e rosso
Tra proiettile e menzogna
Dov’è nascosta la tua testa?
Dov’è Manuel Gonzalez
Dov’è Pedro Aguilar
Dov’è Ramon Fenellosa?
I lombrichi lo sanno.
Il tuo nome e le gesta sono dimenticate
Da prima che si seccassero le ossa
La bugia che ti ha ucciso è sepolta
Da una bugia più profonda;
Ma ciò che ho visto in quel viso
Nessun potere può disfarlo:
Nessuna bomba può
Frantumare uno spirito di cristallo.
George Orwell

Ma non rimarrà alcun orticello perché i tanto decantati progressi  tecnologici non verranno applicati ad assicurare la pace e il benessere degli uomini ma per scatenare guerre sempre più devastanti in nome del profitto di pochi. E’ quindi sacrosanto celebrare la poesia tanto più in un momento critico come questo non per sterile autoreferenzialità ma come espressione di forza dell’animo umano per tendere alla pace, se non vogliamo che questa rimanga probabilmente l’unica e ultima poesia che sentiremo recitare.

Lamento del mercante d'armi
Ho venduto un pezzo di cannone
poi le ruote e un altro pezzo di cannone
la culatta e l'otturatore
il mirino e un altro pezzo di cannone
e altri tre pezzi di cannone
e adesso c'è uno in televisione
che dice che mi spara col mio cannone
chi lo sapeva che coi pezzi di cannone
avrebbe fatto un cannone?

Se lo avessi saputo
mica avrei accettato l'ordinazione.

Ho venduto cento elicotteri
con relativo armamento
e un sistema puntamento missili
e un sistema anti-sistema di puntamento
adesso l'elicottero è lì che spia
come un falco sopra casa mia.

Se lo avessi saputo cosa voleva fare
non gli avrei venduto la testata nucleare
era così distinto, un vero signore
chi poteva sapere che era un dittatore?

Se avessi saputo che un cliente
può diventare un nemico
della mia patria
dell'Occidente
vi giuro gente
lo giuro sui figli
lo giuro su Gesù
gli avrei fatto pagare
il cinquanta per cento in più.

Da qui si vede
la mia buona fede.
Stefano Benni

Ma Holderlin ci ricorda, e questa è la notizia buona, che: là dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva

Patmos
Colmo è di bontà. Ma nessuno comprende
Da solo Dio.
Ma dove è il pericolo, cresce
Anche ciò che dà salvezza.
Nelle tenebre dimorano
Le aquile, e senza paura vanno
I figli delle Alpi oltre l’abisso
Su ponti costruiti leggeri.
E dunque, poiché intorno al chiarore si accumulano
Le vette del tempo,
E i più cari dimorano vicini, languendo sulle
Più remote montagne,
Da’, acqua innocente,
Da’ a noi ali, per andare
E ritornare con il senso più fedele.
Friedrich Hölderlin

Le altre giornate mondiali della poesia nel nostro sito:
Poesia per restare (o forse) diventare umani - Giornata mondiale della poesia 2024
Il diritto di gridare - Poesia e libertà per le donne 2023
La poesia salva la vita 2022

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