Amo appoggiare la mia mano sul tronco di un albero davanti il quale passo,
non per assicurarmi dell’esistenza dell’albero - di cui non dubito – ma della mia.
Christian Bobin
Antichi miti vichinghi rappresentano la terra circolare circondata da una catena montuosa. Gli uomini vivono nella terra di mezzo che è circondata da un mare abitato da un serpente che si morde la coda (Jormundgand) e il centro della terra coincide con il centro del mondo dove sorge un albero gigante che "è come una strada infinita che collega dei, elfi, giganti, uomini e defunti" (Il libro delle terre immaginate, Guillaume Duprat).
Nel film Avatar "l'albero delle voci" è il mezzo attraverso il quale le voci degli antenati o dei Na'vi morti possono essere sentite mediante il contatto di una coda neurale con l'albero.
In Avatar gli alberi sono anche casa: ci sono infatti centinaia di clan Na’vi su Pandora e molti vivono in alberi alti oltre150 metri e sufficientemente grandi da ospitare dozzine di membri del clan. Nelle cavità naturali dell'albero i Na’vi dormono, mangiano, trascorrono il tempo con i loro familiari e si connettono con Eywa.
Nel film le piante hanno un ruolo fondamentale: gli alberi formano una rete che comunica e scambia informazioni e questo aspetto, solo apparentemente ha del fantascientifico; nel libro Verde brillante: sensibilità e intelligenza del mondo vegetale Stefano Mancuso spiega, tra le altre cose, come la comunicazione tra le piante avvenga tramite segnali che esse si scambiano tra le radici, le quali oltre a individuare il cibo e ad evitare pericoli e ostacoli sono anche capaci di collaborare con insetti, funghi e microbi del terreno oppure di difendersi da loro. Da un recente studio si è anche scoperto che chiome di alberi diversi se durante la crescita si incontrano, possono intrecciarsi o al contrario allontanarsi, come se anche tra le piante ci possano essere simpatie e antipatie; così com'è emerso che le varie specie di alberi possono usare, per comunicare, segnali chimici trasportati dall’aria, tanto da "sentire" quando una pianta vicina soffre e intervenire "chiedendo aiuto” agli insetti.
Stefano Mancuso nel libro Plant revolution. Le piante hanno già inventato il nostro futuro ci spiega che «le piante consumano pochissima energia, hanno un’architettura modulare, un’intelligenza distribuita e nessun centro di comando, non c’è nulla di meglio sulla Terra a cui ispirarsi».
Gli alberi si dimostrano in grado di resistere e sopravvivere oltre ogni aspettativa a incendi, tempeste e aggressioni distruttive da parte degli uomini: là dove sono stati bruciati o abbattuti, presto tornano a "rinascere" e ripopolare la terra. Peter Wohlleben, nel suo libro La forza gentile degli alberi osserva proprio questa meravigliosa capacità di rigenerazione e il suo lavoro è un vero e proprio appello a riconoscere la ricchezza del nostro pianeta e a preservarne il delicato equilibrio.
Spesso immagini apocalittiche che mostrano città ormai deserte in cui piante e arbusti si sono ripresi tutto il loro spazio, ci ricordano che le piante vivrebbero benissimo senza l’uomo, cosa che al contrario invece non varrebbe; chi volesse dunque fare un viaggio alla scoperta delle creature più longeve della terra può leggere i libri di Tiziano Fratus Giganti Silenziosi, e Alberi millenari d'Italia.
Fratus gira per boschi e foreste di tutto il mondo, studia le piante, le mappa e ci racconta: «Ho iniziato quando avevo 30 anni. Era un periodo di sradicamento, la mia famiglia non esisteva più e in California ho incontrato le sequoie millenarie. È lì che ho coniato il termine homo radix, una persona che vive un rapporto di stretta connessione con gli elementi naturali, cercando ospitalità nella solitudine dei grandi alberi, una sorta di cittadinanza con altre forme di esistenza e con la Madre Terra». Per Fratus il legame che si può instaurare con le piante è anche e soprattutto spirituale, rifugiarsi nel verde serve inoltre a regolarizzare il battito cardiaco, ridurre l’aggressività, aumentare l’energia e stimolare la memoria.
Antonio Pascale ritiene che «qualunque strada si possa intraprendere per la felicità, questa debba necessariamente passare per una pineta» e nel suo libro La foglia di fico - Storie di alberi, donne e uomini parla della natura umana e delle emozioni attraverso le piante e così il ciliegio diventa simbolo del desiderio, l'ulivo di democrazia e il cactus di forza e resistenza, così come Peter Wohlleben nel libro Il battito del cuore degli alberi ci descrive con convinzione di come il nostro legame con la madre Terra sia ancora forte, e la nostra connessione con il suo perfetto meccanismo sia molto più stretta di quanto non ne siamo consapevoli.
Utilizzando le ultime scoperte scientifiche e decenni di osservazioni personali, ci aiuta a scoprire per esempio che la pressione sanguigna si normalizza in prossimità degli alberi, che il colore verde è in grado di rasserenare, che all'interno di una foresta i sensi si risvegliano e si è in grado di vedere meglio, ascoltare meglio, sentire meglio gli odori; ma scopriamo curiosamente che questa relazione sa essere benefica anche nel senso contrario e che le piante possono reagire positivamente al contatto umano. Grazie a questo libro si entra così in un cosmo meraviglioso in cui l'uomo è parte integrante del pianeta, e si comprende perché non è affatto troppo tardi per iniziare davvero a proteggere la natura e quindi noi stessi, ma non è da meno Richard Powers, che nel suo Il sussurro del mondo (libro vincitore del Premio Pulitzer 2019 per la narrativa) parte proprio dal concetto di come sia possibile raccontare le nostre vite e generazioni seguendone il legame con tanti alberi simbolici e infatti la motivazione stessa della giuria del Pulitzer definisce il libro «un romanzo dalla costruzione geniale, rigoglioso e ramificato come gli alberi di cui racconta: la meraviglia della loro interazione evoca quella degli uomini che vi vivono accanto.»
D'altro canto non è inusuale paragonare l'uomo agli alberi, basti pensare all'albero della vita che, ancora oggi, viene donato con l'augurio, per chi lo riceve, di poter essere esattamente come l'albero: solide radici (famiglia e relazioni), numerose foglie (una vita piena e ricca), e frutti maturi (una vita intensa); in letteratura dunque l’albero non poteva non rappresentare una potente metafora, di radicamento, di fuga dalla realtà, di vita che resiste, e di legami famigliari inscindibili.
Due esempi su tutti: Italo Calvino con il suo Barone rampante - (ebook) e Dino Buzzati con Il segreto del Bosco Vecchio (Libro, film, ebook).
Molti sono gli alberi che hanno avuto ruoli importanti in romanzi famosi che e sono diventati veri e propri protagonisti di storie sia rivolte ai piccoli, sia ai grandi lettori. La nonna Salice di Pochaontas (libro, film), l'albero del miele di Winnie the Pooh (libro, film), i baobab del Piccolo principe (libro, film, audiolibro), e ancora Groot, l'albero che ha come migliore amico un procione, nel film I guardiani della galassia.
Per gli amanti di Harry Potter, come non citare il violento salice schiaffeggiante piantato nei giardini di Hogwarts per fare in modo che il passaggio segreto tra la scuola e la Stamberga Strillante fosse accessibile solo a Remus Lupin (libro, film, audiolibro).
Parlando di alberi speciali e protagonisti di storie, nessuno può dimenticare Barbarbero e gli Ent del Signore degli anelli (libri, film, ebook), tale personaggio compare per la prima volta nel secondo romanzo de Il Signore degli Anelli, Le due torri anche se era già stato nominato da Gandalf in La Compagnia dell'Anello
Nel Buio oltre la siepe di Harper Lee (libro, film, audiolibro, ebook), troviamo fuori dalla casa di Boo la quercia che nel racconto svolge un duplice ruolo: è simbolo di amicizia e generosità quando Boo lascia piccoli doni nel tronco dell’albero per Scout Finch e per Jem, ma la stessa quercia diventa simbolo di intolleranza quando il fratello di Boo riempie il nodo dell’albero di cemento.
Potente ed evocativa l'opera di Jean Giono L'uomo che piantava gli alberi (libro, ebook). È la storia di un pastore (poi apicoltore) che, con impegno costante, riesce a riforestare da solo un'arida vallata ai piedi delle Alpi francesi (vicino alla Provenza, nei pressi del villaggio di Vergons) nella prima metà del XX secolo. L'obiettivo dell'opera era quello di rendere piacevoli gli alberi, o meglio, rendere piacevole piantare gli alberi.
Nel 1987, Frédéric Back adattò la trama del racconto creandone un cortometraggio che vinse numerosi premi, fra cui il Premio Oscar per il miglior cortometraggio d'animazione.
L'ambizoso progetto del pastore Elzéard Bouffier prende vita e diventa realtà oggi attraverso la costruzione di una grande muraglia verde: il muro che unisce e che promette di scofiggere il deserto.
Una linea di alberi dalle dimensioni imponenti: 15 chilometri di larghezza e oltre 7600 chilometri di lunghezza. Un’opera che le Nazioni Unite hanno già indicato come progetto di punta del prossimo decennio. Obiettivo: arginare l’avanzata della desertificazione, curare gli ecosistemi degradati, per combattere crisi climatica, tutelare la sicurezza alimentare, la disponibilità di risorse idriche e la biodiversità. La Grande Muraglia Verde (GGWSSI il suo acronimo: The Great Green Wall of the Sahara and the Sahel Initiative), taglierà trasversalmente l’intero continente africano. Una fascia di territorio rigenerato e fertile che argini il Sahara che tenga in conto la stretta connessione tra rischi ambientali e condizioni socio-economiche. Far rivivere zone desertificate si può. Ed è quello che hanno fatto una coppia di brasiliani riuscendo a piantare in 20 anni quasi 2 milioni di alberi, facendo ricrescere la foresta da una zona desertificata. Con la foresta sono tornati gli animali e tutto l'ecosistema è ripartito (leggi l'approfondimento su geopop.it).