(agg. 2024)

Una carrellata nella storia dell’arte di memoria e di battaglie. Dai volti del potere alla pittura e alla scultura della Resistenza. Dal Picasso di Guernica a Sassu e al Guttuso di Gott mit Uns.

 

quello_che_noi_non_siamo_0.jpgQuello che noi non siamo, Gianni Biondillo
Ci fu una generazione di architetti che credette nel fascismo perché si illudeva fosse una rivoluzione, come quella artistica che propugnavano: il razionalismo. Combatterono una guerra ad armi impari contro l'accademismo, centralista e romano, senza rendersi conto che mentre Mussolini li ammansiva, li lodava, in realtà sosteneva un'architettura retorica ben più consona alle sue megalomanie. Milano fu la fucina di queste tensioni artistiche che guardavano all'Europa come a una liberazione dall'asfissiante passatismo provinciale del resto della nazione. Venivano da tutta Italia: irredentisti istriani come Pagano, maestri comacini come Terragni, napoletani inquieti come Persico. E poi tutti gli altri, figli del Politecnico: Figini, Pollini, Bottoni, Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers... Nelle trattorie, nei salotti, alle vernici, incrociavano poeti, galleristi, critici, artisti, e di anno in anno l'adesione al regime si faceva sempre più labile, sempre più critica. Ci pensò la Storia a fare il resto: dalle leggi razziali alla disfatta di Russia, fino al cataclisma dell'8 settembre 1943. Gianni Biondillo racconta, in un romanzo corale, la storia di uomini e donne che presero coscienza del crollo delle false ideologie e che decisero di schierarsi nel nome della Resistenza e della libertà, spesso pagandone le conseguenze: carcerazioni, torture, campi di concentramento. Il ritratto profondo di un'epoca, che ci somiglia più di quanto vogliamo ammettere.

 

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 Guernica. Genesi di un dipinto, Rudolf Arnheim

"'Non faccio mai un quadro come opera d'arte; ognuno di essi è una ricerca. Sono sempre alla ricerca e c'è una sequenza logica in ciò che ricerco. E per questa ragione che li numero; è un esperimento nel tempo; li numero e li dato; forse un giorno qualcuno me ne sarà riconoscente'. Questa osservazione di Picasso è significativa, ci indica come, secondo lui, l'elemento più rilevante nella creazione non consiste in un lavoro singolo o nella somma di tutti i lavori, ma nel processo di fluttuazione e di continua trasformazione offerto dalla sequenza dei tentativi. Secondo Picasso, tutta la sua opera creativa sembra possedere una dimensione temporale che non deve esser considerata come biografica ma come un aspetto essenziale dell'opera stessa. Ne consegue che gli schizzi per una determinata opera devono essere considerati alla stregua di una sequenza di opere compiute, e che essi, oltre a rappresentare gli stadi successivi d'un problema risolto gradualmente, debbono essere considerati come varianti sul tema di quella particolare opera. Ecco perché dobbiamo considerare come significativo il fatto che, per la prima volta nella storia, un artista abbia creato, catalogato e conservato con cura delle serie così vaste di studi preparatori. Il materiale preparatorio a Guernica, che viene qui riprodotto nella sua interezza, consiste di disegni e pitture, oltre a numerose fotografie (prese nello studio di Picasso dalla moglie Dora Maar) di vari stadi dell'opera stessa."

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La  pubblicazione è dedicata a Pablo Picasso (1881-1973), in particolare alla sua produzione artistica a cavallo fra gli anni Trenta e Quaranta che ha generato alcune delle sue opere più conosciute e stimate come il Guernica , il Massacro in Corea, il Carnaio.

 

 

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gibbo_cop.jpg Il Gibbo, di Tono Zancanaro
«Il Gibbo », per alcuni anni, è stato un personaggio di leggenda, Lo conoscevamo in pochi, dapprincipio; ma la cerchia andava sempre più allargandosi. E ognuno lo capiva e lo vedeva a modo suo. Per alcuni il « Gibbo » era la caricatura del tronfio Mussolini, il « gibbone » ridicolo, che pure riusciva ad angustiare la nostra gioventù. Per altri il « Gibbo » era il simbolo fallico di una società inquieta, che perdeva — ma anche riacquistava giorno per giorno i propri valori morali.

 

 

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Renato Guttuso dagli esordi al Gott mit Uns, 1924-1944. Mostra sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica, Galleria d'arte moderna e contemporanea, Villa Cattolica, Bagheria, 27 giugno-30 settembre 1987

L’opera di Renato Guttuso dagli esordi fino al 1940, cioè fino alla prima e più infiammata, drammatica maturità (come l’ha definita Maurizio Calvesi), con in più un’antologia degli affollati anni della guerra. L’attività giovanile di Guttuso, qui ampiamente rappresentata è come un grande prologo a quanto verrà prodotto negli anni successivi dal maestro di Bagheria, protagonista indiscusso della storia dell’arte del Novecento. Il periodo che viene preso in esame, per l’eccezionale qualità dei dipinti e il considerevole numero delle opere, rappresenta una vicenda straordinaria, importante non solo per la pittura, ma per gli sviluppi in generale della cultura italiana ed europea (continua a leggere su sellerio.it)

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