CENTOMILA TULIPANI
Daria è una giovane universitaria incerta sul suo futuro e in perenne conflitto con la madre, anche a causa dell’abbandono del padre quando era solo una bambina. L’archeologia le cambia la vita. Parte per una missione archeologica a Persepoli e lì incontra Payam, con cui il rapporto è da subito intenso. Gli scontri in vista delle elezioni in Iran si inaspriscono e Daria è costretta a tornare in Italia, perdendo ogni traccia di lui. Il rientro è traumatico, Daria non riesce a trovare un equilibrio. Il tempo scorre lento tra relazioni fugaci. Le uniche costanze sono lo smarrimento esistenziale e il vuoto incolmabile dell’assenza di Payam. Quando dopo sei anni Daria torna in Iran lui è lì che la aspetta. Tranquillo, come se niente fosse cambiato. Ma tutto è cambiato. Non c’è più idillio, solo conflitti e divergenze. È possibile dimenticare il passato? Possono due culture così diverse fondersi in un’unione profonda? Centomila tulipani è un romanzo delicato e violento. La voce di Daria esprime l’atavicità e l’universalità della sofferenza umana. Ma affrontare e superare questo dolore è forse possibile. Ognuno è artefice del proprio destino.
«Mi sono già sposata una volta. In una moschea. Un matrimonio finto, di quelli fatti per mentire. Non ero felice, nemmeno un sorriso.»
Questo è l’incipit del romanzo Centomila tulipani di Elisabetta Giromini, pubblicato nel 2024 da Morellini. È la storia di Daria, giovane studentessa romana di archeologia, e del suo incontro con l’Iran.
L’esperienza al campo di scavo termina, ma Daria non vuole saperne di rimpatriare, anche perché a casa l’aspetta una madre con la quale il rapporto è teso e conflittuale. Decide quindi di fermarsi ancora per un periodo e visitare Teheran insieme a Payam.
L’ambientazione è la parte più incisiva e interessante di questo romanzo, veniamo portati tra le strade di Teheran, ma anche dentro le case, nelle abitudini domestiche, cibi, ricette, rituali. Scopriamo in questo modo che esiste una Teheran pubblica, dove tutti osservano le regole dettate dal regime, e una Teheran privata, dove i giovani all’interno delle proprie abitazioni organizzano feste nelle quali bevono, ballano, tolgono il velo, fumano, si baciano. Come tutti i ragazzi e le ragazze del mondo.
Siamo nel 2009 e sono prossime le elezioni. Il partito democratico si gioca una partita importante e c’è tra i giovani una grande spinta al cambiamento. Il periodo passerà alla storia come Movimento Verde. In prossimità delle consultazioni elettorali, però, si scatena il caos: brogli e repressioni brutali delle numerose manifestazioni riportano il paese all’ordine costituito.
È così che avviene la frattura fondamentale di questa storia, quella che darà origine a tutto lo svolgimento della trama. Daria e Payam si trovano coinvolti nello scontro con la Polizia Morale durante una manifestazione. Vengono catturati, divisi, imprigionati. Daria viene rimpatriata e di Payam non saprà più nulla per anni.
La sorte di Daria è la migliore, tuttavia il trauma è profondissimo.
Quando con fatica Daria tornerà alla vita e proseguirà gli studi, troverà il coraggio di tornare in Iran per praticare la sua attività di studentessa di archeologia. Incontrerà Payam. Ma nulla sarà come prima. Le differenze culturali, la vita, la matrice fortemente patriarcale della società inevitabilmente emergeranno. Come cambierà il destino dei due ragazzi?
La bellezza e la potenza di Centomila tulipani si declina su diversi aspetti. Dall’ambientazione alla trama, dalla voce narrante allo stile. Soprattutto, si tratta di una storia che ci mostra l’origine di un male culturale che si accanisce in particolare contro le donne e che diviene radice pubblica di tante violenze private. Violenze che non sempre e non solo si manifestano attraverso i lividi o i femminicidi, ma troppo spesso agiscono sottotraccia, nell’intimo delle relazioni, invisibilmente.