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George Simenon
Joel Dicker 
Pierre Lemaitre
Jean-Christophe Grangé 
Fred Vargas 
Lèo Malet 
Jean Claude Izzo
Jean-Patrick Manchette
Patrick Modiano

 

Georges Simenon

Georges Joseph Christian Simenon, nato a Liegi nel 1903, è il creatore di un personaggio che nel corso degli anni non è mai stato e mai verrà dimenticato: il commissario Jules Maigret. Simenon ha scritto in tutta la sua vita circa quattrocento romanzi, oltre a numerosi racconti. Pubblicava anche più di una dozzina di libri all'anno ed era conosciuto per la sua disciplina ferrea: scriveva un romanzo in una settimana, giorno più giorno meno, dedicandosi completamente alla sua scrittura durante questo periodo. Il Commissario Maigret è protagonista di settantacinque romanzi e ventotto racconti. La serie ha avuto un successo enorme ed è stata adattata per la televisione, il cinema e la radio in diverse lingue. Le sue opere spesso elaborano la psicologia umana, le motivazioni dietro ai crimini commessi e il lato oscuro della vita quotidiana, rendendolo un pioniere del noir e del poliziesco psicologico. Oltre alla famosissima serie su Maigret, Simenon ha scritto anche molti altri romanzi e racconti spesso chiamati "romans durs" (letteralmente, "romanzi duri"), che affrontano tematiche più oscure e psicologicamente complesse rispetto ai romanzi del Commissario Maigret. Per esempio, "Il treno" (1961) o "La Camera Blu" (1964). Georges Simenon rimane una figura affascinante nel panorama letterario mondiale, grazie alla sua straordinaria produttività e alla profondità delle sue storie. È noto anche per la sua capacità di descrivere con grande dettaglio e realismo la vita quotidiana e le sfumature psicologiche dei suoi personaggi, rendendo ogni suo romanzo un'esperienza coinvolgente e introspettiva. "Maigret e il signor Charles" fu l'ultimo libro dell'autore prima che annunciasse la fine della sua carriera da scrittore. I colpevoli entrano nel racconto come mostri, e ne escono uomini. Lo disse esplicitamente Simenon in un’intervista del 1985 a Giulio Nascimbeni: «Ho dato a Maigret una regola fondamentale della vita mia: comprendere e non giudicare, perché non ci sono colpevoli, ma soltanto vittime». (https://www.labalenabianca.com/2020/05/13/24005/)

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Joel Dicker

Tra i giallisti puri il nome di Joel Dicker compare a fatica: troppo scontato, troppo giovane, troppo successo, troppo bello per essere credibile. Eppure lo scrittore svizzero, nato a Ginevra nel 1985, ha già raggiunto la stratosferica cifra di 12 milioni di copie vendute e la realizzazione di una serie televisiva di uno dei primi romanzi di successo, La verità sul caso Harry Quebert, primo libro di una trilogia che vede come protagonista il giovane scrittore Marcus Goldman che si ritrova ad inseguire la sua vena creativa grazie all'amicizia con il suo mentore, Harry Quebert, a sua volta scrittore e che si troverà coinvolto nella scomparsa di una giovane quindicenne nella profonda e bacchettona provincia americana. La serie continua con Il libro dei Baltimore, in cui Dicker racconta gli oscuri retroscena familiari del suo personaggio e da molti riconosciuto come il più riuscito della trilogia ma non un vero giallo, nel senso tradizionale del termine, per concludere con Il caso Alaska Sanders, da poco uscito in Italia per La Nave di Teseo, già in vetta alle classifiche dei libri più venduti della stagione estiva. Gli ingredienti per attirare e riconoscere lo stile dell'autore ci sono tutti, dalle citazioni autobiografiche – ne La verità sul caso Harry Quebert, Dicker ad esempio descrive puntualmente i meccanismi stritolanti dell'editoria attuale, mettendo a nudo l'ingannevole aura che si crea intorno allo scrittore, in cui ispirazione e stile sono spesso schiacciati dalle squallide ragioni del marketing – al suo personale ringraziamento all'editore Bernard de Fallois che ne ha scoperto il talento letterario, come nel caso dell'Enigma della camera 622, oppure nella ricostruzione di vicende storiche, come nel caso de Gli ultimi giorni dei nostri padri, in cui Dicker racconta del SOE, l'intelligence segreta inglese che operò durante la seconda guerra mondiale. Le storie sono poi tutte costruite con l'infallibile tecnica del flashback in un continuo andirivieni tra passato e presente, dove tocca al lettore tenere fermi i fili conduttori della storia e degli eventi, con una ragnatela di fatti e personaggi che spesso depistano e portano a facili conclusioni che ben presto si rivelano fallaci. A tanti il suo stile potrà sembrare prolisso e scontato, in particolare quando si dilunga nella descrizione del patinato e sontuoso mondo della finanza svizzera o quando descrive la bigotta società della provincia americana degli anni '70. Certo è che, una volta iniziato il suo racconto, è difficile discostarsene e non voler andare a scoprire cosa si nasconda dietro le finzioni e le ingannevoli apparenze che sono spesso oggetto delle sue narrazioni. Perché si è quasi certi che quell'ingannevole apparenza, dopo un lunga e approfondita analisi disvelerà verità tanto scomode quanto compromettenti.

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Pierre Lemaitre

Pierre Lemaitre nasce a Parigi nel 1951 e approda alla letteratura piuttosto tardi, dopo un periodo di insegnamento. Il suo esordio nella narrativa avviene nel 2006 con Irène (Travail soigné), nel quale l'autore rende omaggio ai suoi maestri (Ellroy, McIlvanney, Easton Ellis, Gaboriau). È l’inizio di una carriera ricca di trionfi e premi: proprio Travail soigné gli assicura il premio Cognac 2006, al quale fanno seguito una serie di altri ambìti premi letterari. Vincitore nel 2013 del premio Goncourt con Ci rivediamo lassù (Au revoir là-haut), la sua  scrittura passa dal noir-polar al romanzo storico. Da sempre affascinato dai meccanismi del poliziesco, Lemaitre è convinto che il finale del romanzo sia l’elemento che ne decreta il successo presso i lettori e tende quindi a strutturare le sue opere partendo proprio da quel che accade nelle ultime pagine, per poi proseguire a ritroso. Con Il serpente maiuscolo, scritto nel 1985 e appena pubblicato in italia, Lemaitre pubblica il suo primo e inedito noir con il quale, dalle ultime sue dichiarazioni, intende dare l'addio al genere. 

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Jean-Christophe Grangé 

Jean-Christophe Grangé è un giornalista, scrittore e sceneggiatore francese. Laureato in lettere alla Sorbona, è vincitore del premio Grinzane Cinema 2007 per il miglior libro da cui è stato tratto un film (I fiumi di porpora). Inizia a lavorare presso una agenzia di stampa per poi diventare reporter lavorando per importanti testate come Paris Match, The Sunday Times e National Geographic. Decide poi di diventare giornalista free-lance e crea la società L & G cercando in questo modo di finanziare i suoi viaggi in ogni angolo del mondo, che gli permettono di ottenere alcuni premi giornalistici come il Premio Reuter nel 1991 e il Prix World Press nel 1992. Questi viaggi sono anche la sua fonte di ispirazione per le sue opere letterarie. Il suo primo romanzo Il volo delle cicogne viene pubblicato in Francia nel 1994 ma viene apprezzato più dalla critica che dal pubblico. Nel 1998 esce il suo secondo romanzo, I fiumi di porpora, questa volta però è subito il successo anche del pubblico, accresciuto anche dalla trasposizione cinematografica realizzata da Mathieu Kassovitz nel 2000.

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Fred Vargas 

Nata da madre chimica e da padre scrittore surrealista, Fred è il diminutivo di Frédérique; Vargas è lo pseudonimo usato da sua sorella gemella, Joëlle (Jo Vargas), pittrice contemporanea È ricercatrice di archeozoologia presso il Centro nazionale francese per le ricerche scientifiche (CNRS) lavorando a lungo sui meccanismi di trasmissione della peste dagli animali all'uomo ed è esperta in medievistica. Autrice anche di sceneggiature per la televisione, come scrittrice è specializzata in letteratura poliziesca e scrive le prime stesure dei suoi romanzi in ventuno giorni durante il periodo di vacanza che si concede annualmente.

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Lèo Malet 

Entrambi i genitori (la madre era sarta e il padre impiegato) morirono di tubercolosi tra il secondo e il terzo anno di vita di Lèo. Rimasto orfano, venne allevato dal nonno, che lo iniziò alla letteratura. In gioventù esercitò diversi mestieri: commesso, impiegato di banca, magazziniere da Hachette, operaio, lavatore di bottiglie, venditore di giornali e comparsa, soprattutto per i film sceneggiati dall'amico Jacques Prévert. Dopo una dura esperienza in un campo di concentramento nazista, nel 1941 iniziò a scrivere polizieschi. Con lo pseudonimo di Frank Harding, creò il personaggio del reporter Johnny Métal, protagonista di una decina di romanzi gialli. Nel 1943 pubblicò 120, Rue de la Gare, con cui esordì il suo personaggio più celebre, l'investigatore privato Nestor Burma, che sarà protagonista di una trentina di avventure, inclusa un'interessante "serie nella serie" intitolata I nuovi misteri di Parigi, che va dal 1954 al 1959 e che comprende quindici racconti, ognuno dei quali dedicato a un diverso arrondissement di Parigi.

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Jean Claude Izzo

Jean-Claude Izzo è ritenuto l'inventore del cosiddetto «noir mediterraneo», ispiratore in seguito dei molti autori noir di casa nostra, da Massimo Carlotto a Roberto Costantini. Poeta, giornalista, drammaturgo e scrittore francese, Izzo nacque a Marsiglia nel 1945, da padre italiano e madre di origini spagnole, e visse i primi anni della sua vita nel quartiere del Panier, melting pot di immigrati al tempo prevalentemente italiani e corsi. «I suoi romanzi sono nati dal mestiere di giornalista e dall’essere un poeta. Lui sapeva fondere queste due componenti nella scrittura letteraria», ha rivelato il figlio Sébastien in un'intervista. E infatti i suoi romanzi sono pervasi, nonostante l'aderenza al genere noir, da una tensione lirica non comune e dalla strade di Marsiglia, dalla gente di Marsiglia, dagli odori di Marsiglia, e dal mare, dal Mediterraneo tutto, tanto da trascinarvi il lettore come in un viaggio su carta.

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Jean-Patrick Manchette

Militante contro la guerra in Algeria ed esponente del movimento situazionista, è stato jazzista, traduttore, critico letterario e sceneggiatore. Con i suoi romanzi ha reinventato, prendendo a modello D. Hammett e R. Chandler, il noir francese (dando vita al cosiddetto néo-polar). M. ha introdotto nel genere poliziesco, tendenzialmente conservatore, elementi di critica sociale riconducibili alla sua appartenenza all'estrema sinistra. Con uno stile secco e conciso, che è il corrispettivo di uno sguardo che vuol porsi come oggettivo ed estraneo a ogni tipo di introspezione, ha narrato storie in cui la violenza è il risultato diretto dell'alienazione.

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Patrick Modiano

Jean Patrick Modiano è un romanziere francese e vincitore del Premio Nobel 2014 per la letteratura. Ha scritto più di due dozzine di romanzi, nonché libri e sceneggiature per bambini. Sebbene il suo lavoro fosse poco conosciuto nel mondo della letteratura inglese prima del Premio Nobel, le sue opere sono state ora tradotte in 30 lingue diverse. Il suo lavoro è incentrato su questioni come la memoria, l'oblio, l'identità e la colpa. Molto spesso i suoi libri si basano sui problemi e sul periodo vergognoso dell'occupazione durante la seconda guerra mondiale durante il quale suo padre era presumibilmente impegnato in loschi affari. La città di Parigi è spesso presente nei suoi libri, descrivendo l'evoluzione delle sue strade, le sue abitudini e le persone.

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