Ricordo di Natale, Truman Capote (Donzelli)
Ricordo di Natale è uno dei tre racconti pubblicati nel 1958 in un volume intitolato Colazione da Tiffany, opera che diede a Truman Capote fama e notorietà non solo negli Stati Uniti. Molti critici lo reputarono eccessivamente melenso e improntato sulla nostalgia dell’infanzia. Al contrario, nelle intenzioni dell’autore veniva riversata nel testo una forte critica sociale riguardo a temi come il senso del dono, l’altruismo e l’amicizia. Ed è proprio l’amicizia fra i due protagonisti che diventa occasione di un racconto ambientato in un paesino dall’Alabama nel periodo che precede il Natale. È proprio lì che Buddy, un bambino di sette anni, e Sook, una cugina molto più grande di età e assai bizzarra di carattere, si preparano a vivere il Natale secondo una serie di loro rituali segreti, mentre sono ospiti in casa di parenti che li sopportano a malapena. Con Sook, Buddy va alla ricerca degli ingredienti per cucinare dolci destinati agli “altri”, dove questi destinatari sono persone come il presidente Roosevelt, due missionari del Borneo, l’arrotino che passa dal paese due volte all’anno. Il racconto autobiografico, nel quale Buddy è alter ego dell’autore da bambino, mette in scena forse un Natale dei pochi in cui Truman Capote fu veramente felice attraverso la complicità con questa cugina e tante piccole cose, gesti, sapori e profumi condivisi nella loro alleanza affettiva. E la forza della narrazione non è in questo caso la trama, bensì quella certa atmosfera natalizia che mano a mano le parole dell’autore riescono costruire e trasmettere ai lettori.
Il racconto, precedentemente uscito per Garzanti con il titolo Un Natale, è stato ripubblicato di recente da Donzelli in una veste illustrata rivolta ai ragazzi, ma si tratta invece di una lettura che può parlare con singolare levità e poesia anche a un pubblico adulto.
La favola di Natale, Guareschi (Rizzoli)
C’è una favola bellissima che parla del Natale e della guerra. La sera della vigilia di Natale, Albertino si alza in piedi di fronte alla sedia del suo papà per recitargli la poesia. Ma il papà non c’è: è stato deportato in un lager. Si spalanca la finestra e il vento si porta via la Poesia, che viaggia e viaggia per raggiungere il papà. Fuori dal lager, la Poesia incontra il signor Buonsenso e scopre così che entrare la dentro per loro due sarà difficile. Entra, infine, la piccola Poesia, ma solo dopo essere stata esaminata e censurata dalla Guardia. La censura ha cancellato talmente tanti versi, che Babbo Natale la scambia per una poesia ermetica.
Quando la Poesia torna a casa e racconta ad Albertino ciò che ha visto, il piccolo decide di andare di persona a cercare il suo papà. Compie questo viaggio dentro ai propri sogni, la notte di Natale, insieme alla nonna e al suo cane. Incontreranno tanti personaggi e avventure: la locomitiva che portò il papà al campo di concentramento; una gallina padovana residente all’estero; un campo di atterraggio per gli Angeli di ogni tipo; un Guardiaboschi Buono e uno Cattivo; tre cornacchie col kepì. Incontreranno, infine, nel folto di un bosco anche il papà di Albertino, che da dentro i propri sogni è fuggito dal campo per raggiungere i sogni altrui. Un miracolo che avviene soltanto la notte di Natale. Infine, Albertino vedrà anche un somarello e un bambinello, e il Dio della Pace contro il Dio della Guerra.
La favola di Natale di Guareschi nacque in un campo di concentramento nel 1944 e “le muse che la ispirarono si chiamavano Freddo, Fame e Nostalgia”, come dice l’autore stesso nella splendida nota al testo. La favola fu letta lì nel campo, in una baracca attrezzata a piccolo teatro, mentre compagni di prigionia, con strumenti musicali di fortuna, l’accompagnarono con cori e canti.
“Io vi racconterò una favola, e voi la racconterete al vento, e il vento la racconterà ai vostri bambini”.