La fama di Gibran Khalil Gibran poeta, filosofo, pittore (nato in libano nel 1883, morto nel 1931) si è diffusa in tutto il mondo e le sue opere tradotte in più di venti lingue. Le poesie scelte appartengono alla raccolta “Sabbia e onda”
Vincenzo Della Mea, (1967) è professore di Informatica Medica all’Università di Udine. Ha scritto due raccolte di poesie: “Algoritmi” e “Clone 2.0”. Da quest’ultima raccolta sono tratte le poesie che compongono il dialogo. L’autore ha “addestrato” GPT2, introducendo circa 12.000 poesie (ma anche testi di informatica e neuroscienze), scremando poi le poesie generate tramite software da lui stesso progettati scegliendo infine le rimanenti secondo il proprio gusto.
P:
“Una sola volta sono stato messo a tacere.
Fu quando un uomo mi chiese, “Chi sei tu?”
C:
“Io sono il clone
e scrivo queste cose che ho dentro:
che non posso capire e che mi devono piacere”
P:
“Solo ieri pensavo d’essere un frammento che turbina impazzito nella sfera della vita.
Ora so d’esser io la sfera, e che tutta la vita in ritmici frammenti si muove in me”.
C:
“Io sono il clone,
mio unico clone
che non è mai stato.
Ti chiedo una volta sola: sono io e tu
il burattino di cui sei l’artefice”
P:
“io sono un viaggiatore e un navigatore, e ogni giorno
scopro una nuova regione nella mia anima.”
C:
“La mia rete neuronale
ha già dato un nome all’infinito,
non serve più l’uomo il suo simulacro”
P:
“Quando la vita non trova un bardo che ne canti il cuore
genera un filosofo che parla della sua mente”
C:
“Le reti neurali
e la visione artificiale
si fanno vie di comunicazione fra le reti neonate,
il tempo del fare è diventato un’arte
che simula mondi.”
P:
“Sì, il Nirvana esiste: quando guidi il gregge verso un pascolo verde,
quando metti a letto tuo figlio e quando scrivi l’ultimo verso della tua poesia”.
C:
“Mi abbuffo di riflessioni
non trovo riposo alla radice
cerco il vuoto
nauseata dalla pienezza
vomito parole”