Khaled Khalifa
Khaled Khalifa, autore siriano che con i propri romanzi è divenuto un autorevole cronista di decenni di guerre e sconvolgimenti politici del proprio paese, è morto il primo ottobre nella sua casa di Damasco. Aveva 59 anni. Nato il primo gennaio 1964 a Urum al-Sughra, un villaggio nel nord-ovest della Siria, è cresciuto povero, figlio di genitori analfabeti – suo padre era un contadino – ma ha ricevuto un’istruzione che lo ha portato alla facoltà di Giurisprudenza nella vicina Aleppo. Ben presto però decise che la legge non faceva per lui; nutriva invece l'ambizione di diventare un romanziere. Khalifa è ampiamente considerato uno degli scrittori più importanti della letteratura araba contemporanea, infatti i suoi romanzi sono stati tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo, italiano, russo, turco e cinese.
Nel 2013, l'American University Cairo Press gli ha conferito la Medaglia Nagib Mahfouz per la Letteratura, una delle più alte onorificenze letterarie del mondo arabo. Nel 2019 è stato finalista ai National Book Awards per il suo romanzo Morire è un mestiere difficile (Bompiani, 2019).
I libri di Khalifa, intrisi del trauma della guerra e della repressione che affligge da tempo la Siria, ma anche caratterizzati da un certo umorismo, sono stati spesso critici nei confronti del governo e altrettanto spesso vietati da esso. Questo è stato il caso di Elogio dell’odio (Bompiani, 2006), un racconto di formazione su una ragazza che cresce in una devota famiglia musulmana nella città di Aleppo e si ritrova coinvolta nel movimento islamico radicale nella scia di disordini politici e religiosi.
Con lo scoppio della rivoluzione siriana nel marzo 2011, inizialmente concentrata nella città di Daraa, Khalifa è stato testimone triste e accorato della devastazione della guerra. Sebbene gli fosse stato offerto rifugio in Europa, ha insistito per rimanere a Damasco, opponendosi all’idea di “una patria alternativa”, come ha affermato in un’intervista. Per questo si rifiutò di seguire i suoi amici in esilio in Libano o in Europa.
Ricoverato in ospedale a Damasco nel 2013 per problemi cardiaci, Khalifa temeva che se fosse morto improvvisamente non sarebbe stato sepolto ad Aleppo, la sua città preferita, dati i continui conflitti settari e lo stato di massima sicurezza.
Questa preoccupazione costituisce il nucleo di Morire è un mestiere difficile: la storia della richiesta da parte di un padre di essere sepolto accanto a sua sorella. Sebbene il luogo di sepoltura sia a meno di due miglia dalla casa dell'uomo a Damasco, i suoi figli impiegano tre giorni per trasportare la bara, mentre attraversano un percorso a ostacoli tra posti di blocco militari.
Mentre la guerra tra il governo e i gruppi di opposizione si protraeva, Khalifa cadde in una profonda depressione. La cosa più sconvolgente per lui fu vedere Aleppo, la sua amata città, essere gradualmente distrutta dal 2012 al 2015. Di fronte alle difficoltà economiche e alla carenza di energia e carburante, Khalifa, che non si è mai sposato e ha vissuto da solo, si è rivolto all’attività di cucina come consolazione, compresa la preparazione dei sottaceti.
Alla domanda sulla sua vita a Damasco nel 2015, dichiarò: “Tutto sta aspettando qui. In realtà non c'è altro che cucinare. Tutti aspettano la grande caduta. Sto scrivendo, rilassandomi e preparando sottaceti. Sto leggendo e bevendo. Ho abbastanza gasolio per un inverno romantico."
Nel 2018 è uscito in Italia, per Bompiani, Non ci sono coltelli nelle cucine di questa città, una saga familiare che ha come scenario sempre Aleppo, che parte dall’8 marzo 1963 per arrivare fino agli anni Duemila. Una storia raccontata da «Una scrittura superba in cui un realismo denso e lussureggiante si anima di metafore sorprendenti», secondo la recensione uscita su The Guardian.
L'ultimo romanzo Nessuno ha pregato per loro (ebook), edito da Bompiani nel 2021 e ambientato all'inizio del ventesimo secolo ancora una volta ad Aleppo, racconta invece la storia di due amici Hanna e Zakariyya, le cui famiglie sono state spazzate via da un’alluvione. Al loro rientro, trovano ad aspettarli soltanto il silenzio e il dolore. Ma cambieranno vita, riannodando i fili delle loro esistenze e delle relazioni attraverso l’amore.
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Khaled Khalifa racconta un suo romanzo a Quante storie RaiPlay