È alla licenza poetica che dobbiamo quasi tutte le belle figure, onde i poeti, passando nella loro estasi divina sulle leggi della grammatica, hanno arricchite le loro opere. Pierre de Ronsard
L’emisfero della poesia. Dalle neuroscienze cognitive all’arte della parola / Giuseppe Baiocco. Aracne editrice 2018
Cosa vuoi che dica della poesia. Cosa vuoi che dica di queste nubi, di questo cielo. Guardare, guardare, guardare, guardarlo e nient’altro. Capirai che un poeta non può dir nulla sulla poesia. Lasciamo dire ai critici e ai professori. Ma né tu né io né alcun altro poeta sa cos’è la poesia. Stai qui. Guarda. Ho il fuoco nelle mie mani. Lo sento e lavoro con lui perfettamente, ma non posso parlare di lui senza letteratura. Federico Garcia Lorca
Giuseppe Baiocco neuropsichiatra, a sua volta scrittore e poeta indaga le basi neurobiologiche della creatività poetica: In principio era l’immagine, poi venne la parola: la mente dell’homo cogitans è nata da rappresentazioni ideografiche. Le idee si univano per contiguità, per immagini, assonanze e condensazioni, per somiglianze di suoni e colori, per similitudini di parole e cose. La scrittura poetica usa la sintassi dell’emisfero destro che ordina le parole in modalità analogico-opposizionale. Il segno è sia eco che imago dell’idea e non etichetta verbale, il cui senso rinvia ai paleosimboli dell’inconscio implicito (M. Mancia, 2006) più che ai codici convenzionali della significazione. L'Io narrante di cui dispone il poeta tratta il vissuto come i graffiti disegnati dagli umani sulla roccia 35.000 anni fa e non come la storia de "I tre moschettieri.
Per le neuroscienze, che studiano l’intersezione tra sfera cognitiva ed emozionale, è a livello dell’archipallium “che abbozziamo le prime esperienze emotive che rimarranno registrate per tutta la vita condizionando in modo pervasivo il nostro comportamento adulto. In quella “terra di mezzo” trova la sua base neurale il processo primario da cui può generarsi sia la follia sia l’arte come anche il sogno e la fantasia”. Traghettare i contenuti dall’archipallium al neopallium: operazione dinamica che compie l’artista recuperando i contennuti preverbali dall’incoscio per trasmutarli in concetti cognitivamente organizzati. “dribblando” l’esame di realtà fino a creare l’inesistente.
Dalla psicologia sperimentale alla psicopatologia per spiegare come nasce il miracolo della poesia, la forza fascinatrice della parola poetica, dalla sinestesia alla metafora, al cui mistero ci si avvicina pur rimanendo sulla soglia..“La scrittura poetica giunge meglio di altre forme artistiche alle “fonti primarie dell’anima usando le modalità operative dell’emisfero destro”.(Arieti, 1976) emisfero che ci piace descrivere come un continente fondato sulle palafitte della peleologica e delle immagini visuali.
La parola non è etichetta delle cose ma un segno capace di dilatarne il significato e che talora può spingersi oltre la nostra facoltà cognitiva di rappresentarci il mondo. Per la neuroestetica, la contemplazione della bellezza presuppone l’attivarsi di una modalità contemplativa.
“Nel verso, i contenuti semantici sgusciano fuori dal loro puro senso linguistico per avvolgersi di suoni, fiati, schiocchi, piedi, ritmi, ottave, rime, vento”.
Nel caleidoscopio della percezione sinestetica, ne Il giorno d’estate (Anna Achmatova) si distillano le immagini nell'affiorare delle emozioni, tra sogno e realtà.
Il giorno d'estate
Anelo le rose di quel giardino unico, dove sta la migliore cancellata del mondo,
dove le statue mi ricordano giovane, e sull’acqua della Neva io ricordo loro.
Nel silenzio fragrante, fra tigli regali, quasi avverto il cigolio di alberi di nave.
E, innamorato della bellezza del suo sosia, come prima il cigno, nuotando, solca i secoli.
E dormono esanimi mille e mille passi di nemici e amici, di amici e nemici,
e non scorgi la fine del corteo di ombre, dal vaso di granito alle porte del palazzo.
Là le mie notti bianche mi sussurrano di un amore alto e segreto.
E tutto arde di madreperla, diaspro, ma arcana e nascosta è la fonte di luce.