fuoco_che_ti_porti_dentro.jpgIl fuoco che ti porti dentro, Antonio Franchini, Marsilio mlol_logo_piccolo.png

Il fuoco che ti porti dentro è un romanzo autobiografico che racconta la vita e la morte di Angela, una donna tremenda. Una madre che porta in sé tutti i peggiori luoghi comuni degli italiani, nessuno escluso: «il qualunquismo, il razzismo, il classismo, l’egoismo, l’opportunismo, il trasformismo, la mezza cultura peggiore dell’ignoranza, il rancore...»
Si tratta della madre dell’autore. Il romanzo è un’indagine senza vergogna e senza sconti all’interno della parabola esistenziale di Angela, eseguita a posteriori da un figlio scrittore, che in quanto tale non è stato da lei mai abbastanza stimato ed accettato. Questo percorso narrativo dà luogo a una tragicommedia: tanto sono esilaranti certe reazioni e determinati comportamenti della madre, altrettanto risultano drammatiche le dinamiche che scatenano nel figlio. Che cosa ha prodotto il mostro che è Angela? Qual è il fuoco che la divora e come mai esso riesce a non smettere mai di bruciare, anche dopo la sua morte? Antonio Franchini ha scritto un romanzo-memoir popolato di personaggi che circondano una protagonista sempre al centro della scena. Non ci sono risposte e forse nemmeno pacificazioni nel racconto di Franchini; il risultato è una narrazione avvincente, che sembra il resoconto di un sopravvissuto a una mentalità gretta che tutto azzera, tutto giudica, tutto brucia. Senza pietà.

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La recensione sull'Indice dei libri del mese

vento_frai_i_capelli.jpgDa parte di madre, Federica De Paolis, Feltrinelli mlol_logo_piccolo.png

Una madre che altalena tra allegria e tristezza, bellezza e fragilità, entusiasmo e nostalgia. In questo romanzo autobiografico Federica De Paolis sceglie di rendere sé stessa e la propria madre “materia narrativa”. L’autrice estrapola dalla memoria gli episodi necessari per comporre un ritratto tenero e disincantato della propria madre nel contesto sociale dell’ambiente borghese di Roma. È l’occhio della figlia, l’ambivalenza tra ammirazione e critica, il sottile discrimine tra emulazione e ricerca della propria identità, che attraversa tutta la narrazione e la costruisce via via. Attraverso questo punto di vista, vediamo la madre che attende il messaggio di un uomo nella segreteria telefonica, come farebbe una ragazzina. Vediamo la donna agitarsi in amori e relazioni complesse e intricate. Vediamo un modello femminile seducente e respingente insieme, dal quale come figlia è difficile smarcarsi. Da parte di madre è la storia di un legame indissolubile, se -come l’autrice sostiene- la madre è la prima casa di ognuno di noi.

“Pensavo che l’amore fosse un corpo celeste nel quale tutto era possibile: il desiderio, l’euforia, l’estasi, per poi attraversare una cruna e gettarsi in una landa di gelosia, tradimenti e furia. Restavano le braci piene d’insonnia, attesa e fumo. Mia madre restava. Era sempre lì.”

Recensione su Letteratitudine

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