Estate 1943, comincia la lotta partigiana, tra i combattenti molte donne che conquistano, nel corso dei mesi, rispetto e riconoscenza. Nonostante il contributo alla Resistenza, però, già in occasione dei grandi festeggiamenti per la liberazione, il 25 aprile 1945, si assiste a un chiaro tentativo di minimizzare il ruolo delle donne: le grandi aspettative di emancipazione devono essere messe da parte.
Una vita partigiana : perché la battaglia per i nostri diritti continua ancora oggi / Teresa Vergalli
«Sono andata a scuola fino al bombardamento di Reggio, il 7 gennaio 1944. Dopo, le magistrali furono trasferite più a nord, troppo lontane per me, che avrei dovuto raggiungerle pedalando. Avevo sedici anni. A casa ho detto subito che volevo aiutare mio padre e i suoi amici. Volevo entrare nella Resistenza. Avevamo impressa sulla pelle l'avversione per quella violenza e per le angherie che stavamo subendo, i rastrellamenti, i saccheggi, gli incendi, le uccisioni pubbliche: era normale essere sfacciatamente antifascisti.» Teresa Vergalli è stata partigiana combattente, nome di battaglia Anuska. Era una staffetta: percorreva in lungo e in largo le campagne della Val d'Enza, tra la provincia di Reggio Emilia e quella di Parma, portando messaggi e documenti, ma anche guidando dirigenti e responsabili militari da un punto all'altro, curandosi che non venissero intercettati o arrestati. Tra il 1944 e il 1945 si è ritirata in montagna per sfuggire ai rastrellamenti, poi è tornata di nuovo in pianura a organizzare i Gruppi di difesa delle donne per la Resistenza e per l'emancipazione, a tenere un'infinità di colloqui e piccole riunioni segrete per l'educazione democratica della popolazione e degli stessi partigiani. Finita la guerra, ha terminato gli studi e proseguito l'attività politica: ha partecipato alla creazione dell'Unione Donne Italiane e dell'Associazione delle ragazze, poi ha scelto di diventare maestra elementare, con la missione di contribuire a creare cittadini consapevoli, capaci di coscienza sociale e di solidarietà. Oggi Teresa Vergalli ha novantacinque anni e dolorosamente osserva che, mentre la storia sembra ripetersi, ancora siamo chiamati a discutere di pace, di diritti delle donne, di scolarizzazione per tutti. Per questo una volta ancora sente il bisogno di raccontare la propria storia. Per ricordarci che tutto ciò che abbiamo conquistato con il sangue e con il dolore – la libertà, la democrazia – non è un'acquisizione perenne, ma deve continuare a essere difeso. E non per forza o solo al fronte, ma nella società tutta.
La Resistenza delle donne, Benedetta Tobagi
Le donne furono protagoniste della Resistenza: prestando assistenza, combattendo in prima persona, rischiando la vita. Una «metà della Storia» a lungo silenziata a cui Benedetta Tobagi ridà voce e volto, a partire dalle fotografie raccolte in decine di archivi. Ne viene fuori un inedito album di famiglia della Repubblica, in cui sono rimesse al loro posto le pagine strappate, o sminuite: le pagine che vedono protagoniste le donne. "La Resistenza delle donne" è dedicato «A tutte le antenate»: se fosse una mappa, alla fine ci sarebbe un grosso «Voi siete qui». Insieme alle domande: E tu, ora, cosa farai? Come raccoglierai questa eredità? La storia delle donne italiane ha nella Resistenza e nell'esperienza della guerra partigiana uno dei suoi punti nodali, forse il piú importante. Benedetta Tobagi la ricostruisce facendo ricorso a tutti i suoi talenti: quello di storica, di intellettuale civile, di scrittrice. "La Resistenza delle donne" è prima di tutto un libro di storie, di traiettorie esistenziali, di tragedie, di speranze e rinascite, di vite. Da quella della «brava moglie» che decide di imbracciare le armi per affermare un'identità che vada oltre le etichette, alla ragazza che cerca (e trova) il riscatto da un'esistenza di miseria e violenza, da chi nell'aiuto ai combattenti vive una sorta di inedita maternità, a chi nella guerra cerca vendetta e chi invece si sente impegnata in una «guerra alla guerra», dalle studentesse che si imbarcano in una grande avventura (inclusa un'inedita libertà nel vivere il proprio corpo e a volte persino il sesso), alle lavoratrici per cui la lotta al fascismo è la naturale prosecuzione della lotta di classe.
SOVVERSIVE RIBELLI E PARTIGIANE: le donne vicentine tra fascismo e Resistenza (1922-1945)
Alla dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940, le donne vicentine si prepararono silenziose, al fianco degli uomini, ad affrontare gli eventi bellici. Ma quella rassegnazione equivaleva a un'adesione? Tramite documenti d'archivio e fonti orali, l'autrice ricostruisce alcuni aspetti del rapporto tra il regime fascista e le donne vicentine: le dissidenti, schedate dagli apparati di polizia come pericolose e costantemente vigilate; le madri, mogli e figlie dei confinati politici, che, rimaste prive del sostegno maschile, dovettero far fronte a miseria e solitudine; le lavoratrici e le massaie, che furono il fulcro delle proteste contro il regime, in prima fila negli scioperi e nelle sollevazioni popolari. Infine, la ricerca affronta il tema delle scelte compiute dalle giovani donne che decisero di arruolarsi come volontarie nella Resistenza vicentina. Donne che non solo furono staffette, infermiere, cuoche, sarte e lavandaie, ma anche combattenti e dinamitarde, pagando un prezzo altissimo per la loro scelta in termini di sofferenze e umiliazioni, torture e sevizie, detenzione in carcere e deportazione nei campi di concentramento.
Rivoluzionaria professionale. Autobiografia di una partigiana comunista, Teresa Noce
Ci sono vite che con il loro stesso dispiegarsi bastano da sole a incarnare il senso di un'epoca e a illuminare il significato di un'esperienza come quella della militanza nelle organizzazioni di classe all'interno del movimento partigiano europeo. La vita di Teresa Noce è una di queste: stiratrice, sarta, tornitrice e, già nel 1921, fondatrice del Partito comunista. Costretta all'illegalità dal fascismo, dirige la "Voce della Gioventù" prima di espatriare in Urss e, tornata in Italia, di essere alla testa degli scioperi organizzati nelle fabbriche torinesi. Quando scoppia la guerra civile in Spagna, Teresa Noce è tra i membri delle Brigate Internazionali, poi è tra i Francstireurs-et-partisans nella resistenza francese. Arrestata, viene rinchiusa in un lager bavarese, dove viene liberata dall'avanzata sovietica, in tempo per essere una delle 21 donne elette all'Assemblea Costituente. Una biografia eccezionale, che Teresa Noce in "Rivoluzionaria professionale" restituisce alla normalità della vita quotidiana di una donna forte e generosa, capace sempre e comunque di trovarsi dalla parte giusta della barricata (in collaborazione con Edizioni Rapporti Sociali).
CROCE SULLA SCHIENA
Ida D'Este, partigiana cattolica veneziana, arrestata nel 1945, è detenuta e torturata dalla Banda Carità a Palazzo Giusti a Padova, quindi deportata nel lager di Bolzano, dove rimane fino alla Liberazione. Dopo la guerra, Ida si impegna come parlamentare per il riscatto della condizione femminile. Dagli appunti scritti subito dopo la guerra nasce il libro Croce sulla schiena, edito la prima volta nel 1953, che richiama nel titolo sia la sua fede radicale che la croce gialla dipinta nella divisa del campo. Seguendo un percorso molto soggettivo Ida ricostruisce i vari momenti dell'esperienza resistenziale, evocando con autoironia e fierezza anche le vicende più dolorose della tortura e dell'umiliazione del proprio corpo da parte degli aguzzini fascisti e nazisti. Oggi, a cento anni dalla nascita dell'autrice, viene proposta una riedizione di Croce sulla schiena, per far conoscere a un nuovo pubblico di lettori questo libro ormai introvabile. Per l'interesse storico documentario che riveste, e per la freschezza e l'efficacia letteraria della scrittura, essenziale ed asciutta, è uno dei più bei libri autobiografici sulla resistenza femminile.