Paul Auster
Paul Benjamin Auster è stato uno scrittore, saggista, poeta, sceneggiatore, regista, attore e produttore cinematografico statunitense. Residente a Brooklyn, New York, è conosciuto anche con gli pseudonimi di Paul Queen e Paul Benjamin.
Era nato a Newark, New Jersey, nel 1947. Secondo Auster, la sua vita da scrittore iniziò all'età di otto anni, quando perse l'occasione di ottenere un autografo dal suo eroe del baseball, Willie Mays, perché né lui né i suoi genitori avevano portato una matita alla partita. Da allora, portava sempre una matita con sé. "Se c'è una matita in tasca, c'è una buona possibilità che un giorno ti sentirai tentato di iniziare a usarla", avrebbe scritto in un saggio del 1995.
Protagonista della letteratura statunitense contemporanea, nonché di quella mondiale, viene ascritto al cosiddetto Postmodernismo assieme ai suoi amici e colleghi connazionali Thomas Pynchon e Don DeLillo. La sua scrittura, diretta e incisiva, capace di scandagliare le angosce e le nevrosi dell'uomo di oggi e descrivere le solitudini delle vite contemporanee, in un mondo inesplicabile spesso dominato dal caso, inserita nel panorama della letteratura postmoderna, fonde esistenzialismo, letteratura gialla e poliziesca, psicoanalisi, trascendentalismo e post-strutturalismo.
La sua opera più famosa, subito accolta favorevolmente dalla critica, è la Trilogia di New York (composta dai romanzi Città di vetro, 1985; Spettri, 1986; La stanza chiusa, 1987), che volge in parodia il genere della detective story.
Ricordiamo poi Viaggi nello scriptorium e Uomo nel buio (2008), La vita interiore di Martin Frost, Invisibile (2009), Sunset Park (2010), Diario d'inverno (2012), Notizie dall'interno (2013), Follie di Brooklyn (2014), 4321 (2017), Una vita in parole (2019), e l'ultimo romanzo Baumgartner (2023).
Era un intellettuale la cui speculazione letteraria è spesso sfociata in impegno civile e politico e che, attraverso i suoi libri, si è spesso interrogato sul futuro del suo Paese. Rientra infatti fra i compilatori degli oltre mille lemmi che costituiscono il pamphlet, Futuro dizionario d'America (The Future Dictionary of America, McSweeney's 2005) - teso a dare visibilità al malcontento da parte del movimento culturale e letterario statunitense rispetto alla leadership politica USA all'alba del terzo millennio. Nella lista dei partecipanti figurano, fra i molti altri, scrittori come Stephen King, Jonathan Franzen, Rick Moody, Joyce Carol Oates, Jeffrey Eugenides, tutti impegnati in un divertissement letterario che gioca con il futuro (guardando al presente e riflettendo sul passato prossimo). In particolare, nel pamphlet Paul Auster definisce Bush (cespuglio in lingua inglese) - presidente degli Stati Uniti d'America in carica al momento della pubblicazione del libro - come un Arbusto velenoso di una specie estinta.
La sua poliedrica produzione artistica - influenzata tra gli altri autori, da Franz Kafka, Samuel Beckett, Miguel de Cervantes, Kurt Vonnegut, Albert Camus - lo ha portato alla creazione anche di importanti opere cinematografiche. Tra le più famose: Smoke, Blue in the Face e Lulu on the Bridge. Insieme a Lou Reed e Woody Allen, è oggi uno dei più famosi "cantori" della Grande Mela, creatore di un universo letterario che gira attorno alla ricerca dell'identità, del senso e del significato della propria esistenza, sia essa individuale o collettiva, storica o sociale.
Intervista a Paul Auster in Sciarada: il circolo delle parole su RaiPlay