Nato a Firenze da una nobile famiglia siciliana, Pietro Citati trascorse l’infanzia e l’adolescenza a Torino dove frequentò l’Istituto Sociale e in seguito il liceo classico Massimo d’Azeglio. Nel 1942, si trasferì in Liguria, insieme alla famiglia. Nel 1951 si laureò in Lettere moderne all’Università di Pisa, allievo della Scuola Normale Superiore. La sua carriera di critico letterario si avviò collaborando con riviste specializzate e seguitissime, pietre miliari del settore, come Il Punto, L’approdo e Paragone.
Dal 1954 al 1959 insegnò italiano nelle scuole professionali di Frascati e della periferia di Roma. Fervida la sua attività di scrittura per i grandi quotidiani nazionali: negli anni Sessanta scrisse per Il Giorno, dal 1973 al 1988 è stato critico letterario del Corriere della Sera, dal 1988 al 2011 de La Repubblica. Dal 2011 al 2017 ha scritto recensioni letterarie per il Corriere della Sera. Dal 28 luglio 2017 riprese a pubblicare su La Repubblica.
Suggestive, precise, ricche di informazioni e di spunti sono le sue pagine dedicati ai miti senza tempo dell’antichità, alle dottrine religiose e filosofiche. Apprezzatissime anche le sue biografie romanzate, genere nel quale Citati rappresenta una vera autorità, avendo descritto con stile impareggiabile e una caratteristica vena di ironia le vite di grandi scrittori come Alessandro Manzoni, Franz Kafka, Johann Wolfgang Goethe, Katherine Mansfield, Giacomo Leopardi.
Nel corso della sua vita è stato insignito di importanti premi letterari:
Goethe (Viareggio di Saggistica,1970)
Nella immensa letteratura su «quell’essere collettivo che porta il nome di Goethe», questo libro di Citati, pubblicato per la prima volta nel 1970 – e poi riveduto e ampliato sino a questa edizione –, presenta una fisionomia del tutto singolare: all’inizio ci introduce nei dettagli di questa vita, dove si scoprono a ogni passo cunicoli segreti e impreviste corrispondenze; e poi si concentra sulle due opere che per alcuni sono le vette dell’arte di Goethe e a tutti offrono prodigalmente enigmi da salvare: gli Anni di apprendistato di Wilhelm Meister e il Faust II.
Questa interpretazione di Goethe attraversa la sua vita e la sua opera con meticolosità scientifica e insieme con lo slancio di un romanzo d’avventure. Citati non trascura alcun particolare fra gli innumerevoli che possono servire alla sua costruzione. Ma non dimentica mai, come voleva Sainte-Beuve, di insinuare «un po’ di fisiologia e un po’ di lirismo» nella sua indagine letteraria, che è poi anche psicologica, storica, simbolica.
Vita breve di Katherine Mansfield (Premio Bagutta,1981)
"Se questo libro è, oltre che una biografia critica densa di illuminazioni, un vero e proprio racconto, il 'romanzo' della vita della Mansfield, lo si deve a un dono raro, che Citati - sono parole di Mario Praz - possiede al pari della scrittrice: '... egli aspira, assorbe il contenuto, l'essenza di un personaggio, lo condensa, l'amplifica, e lo ripresenta con un effetto sonoro che fa pensare al 'Bolero' di Ravel: ora è Goethe, ora è Cosroe, e ora la Mansfield. Shelley scrisse 'La sensitiva' con sfoggio di spettacoli del giardino nelle varie stagioni che accompagna l'esistenza della dama eletta. Citati ha circonfuso la sua vita della Mansfield con le esalazioni di un incensiere carico di tutti i profumi della poesia'".
Tolstoj (Premio Strega, 1984)
La vita intrecciata all’opera – l’una e l’altra smisurate come il cielo – di Tolstoj. «La sensazione più seducente, leggendo il libro, è quella di assistere al lavoro di un orafo, di un maestro orologiaio, che nel suo laboratorio silenzioso smonta e rimonta, per la nostra gioia, meccanismi complicati, ingranaggi delicatissimi, senza mai smarrirsi fra le mille rotelle e senza mai disperdere l’incanto immenso che da quelle macchine promana. Un miracolo» (Federico Fellini).
Storia prima felice, poi dolentissima e funesta (Prix Médicis étrangers, 1991)
È una cronaca famigliare, desunta dalle lettere, dalle testimonianze e dai documenti che per oltre un secolo sono stati conservati nella famiglia dell'autore: la storia di un bisnonno e di una bisnonna, di un siciliano e di una parmigiana, Gaetano Citati e Clementina Sanvitale, del loro amore romanzesco e della loro tragica morte. Questa cronaca è un ritratto fedele dell'Ottocento romantico: la vita discreta nella piccola corte di Parma, attorno a Maria Luigia d'Asburgo, dove il tempo è rallentato; la vita misera e vagabonda degli esiliati carbonari italiani; la vita pittoresca in Algeria tra il 1842 e il 1848; il 1848 in Italia e il suo fallimento; Alessandria d'Egitto al tempo deltaglio dell'istmo di Suez _ sono raffigurati da una mano che ama i piccoli tocchi discreti ed eleganti. Tra un episodio e l'altro, Pietro Citati gioca con i quadri e i libri che ama: ora fa un omaggio a Parmigianino, ora a Baudelaire, ora a Flaubert, ora a Omero. Alla fine, quando il libro è chiuso, il lettore si rende conto che questa cronaca famigliare, forse senza volontà e coscienza di chi l'ha scritta, è divenuta un romanzo.
Fu grande amico di Carlo Emilio Gadda; poco dopo la laurea, diventato consulente di Livio Garzanti, gli viene infatti affidato l’autore del Pasticciaccio, verso il quale provava una vera e propria "venerazione"; in seguito ne divenne a tutti gli effetti l’uomo di fiducia e il carteggio Un gomitolo di concause. Lettere a Pietro Citati (1957-1969) ne è la testimonianza.
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