Le strade di polvere di Rosetta Loy è un romanzo storico ambientato tra la fine del Settecento e la fine dell’Ottocento presso Moncalvo, Monferrato, nel quale si raccontano la storia di una famiglia attraverso le generazioni e i fatti storici che hanno caratterizzato questo periodo. Edito nel 1987 da Einaudi, il romanzo vince nel 1988 il premio Super Campiello e il premio Viareggio, sei edizioni e centomila copie vendute, con grande successo di pubblico e di critica. Ed è per questo che oggi vogliamo ricordare l’autrice parlandovi di quest’opera.
Gli anni in cui viene pubblicato Le strade di polvere vedono diversi autori cimentarsi col genere, tanto da parlare di romanzo neostorico, ovvero di una rinascita italiana del genere stesso. Il lettore ricorderà senz’altro Il nome della rosa di Umberto Eco (1980, premio Strega nel 1981, inserito nella lista I 100 libri del secolo di Le Monde), La chimera di Sebastiano Vassalli (1990, premio Strega, premio Napoli, finalista al Campiello), I fuochi del Basento di Raffaele Nigro (1987, premio Campiello), La lunga vita di Marianna Ucria di Dacia Maraini (1990, premio Campiello), ma anche altri autori, forse meno noti al grande pubblico, producono in quegli anni romanzi storici. Luigi Malerba tra il 1978 e il 1994 ne scrive ben tre: Il pataffio, Bompiani 1978, ripubblicato da Quodlibet nel 2015; Il fuoco greco, Mondadori, 1990; Le maschere, Mondadori, 1994. Oppure Roberto Pazzi con il suo Cercando l’imperatore (1985, finalista al premio Campiello).
Nonostante Le strade di polvere rientri a pieno titolo nella classificazione di romanzo storico, si possono trovare in questo testo molte affinità con opere come La casa degli spiriti (1982) di Isabel Allende o con l’universalmente noto Cent’anni di solitudine (1972) di Gabriel Garcia Marquez, e questo differenzia sostanzialmente l’opera della Loy rispetto agli altri titoli del panorama italiano neostorico.
Mentre seguiamo gli accadimenti di tutta la progenie del Gran Masten, il capostipite, la Storia procede con un lungo e intenso susseguirsi di fatti importanti: la campagna d’Italia di Napoleone (1796); la campagna di Russia, alla quale partecipa il Pidrèn; la sconfitta di Napoleone (1814); l’epidemia di colera (1836); l’alluvione del Monferrato (1839); l’eclissi di sole (1842); i moti per l’indipendenza (1848) ai quali partecipa Luìs, figlio del Pidrèn; la minaccia austriaca che vede Radetzki arrivare fino a Casale (1849, battaglia di Novara); la salita al trono di Vittorio Emanuele II (1861) e, a chiusura, spicca la battaglia di Lissa del 1866. Il tempo della Storia si intreccia con il tempo dei personaggi e i fatti qui sopra elencati non restano sullo sfondo, ma interagiscono con le vite. È proprio questo che rende Le strade di polvere un romanzo storico vero e non una semplice “opera in costume”.
Rosetta Loy intreccia con maestria la fabula con il racconto, utilizzando diversi piani temporali, ma questo non intacca la sensazione di un regolare scorrere degli anni. Mentre la narrazione principale prosegue sul tempo verbale passato, alcune scene cruciali sono scritte al presente, in modo che i fatti più rilevanti compiano un salto verso l’occhio del lettore. Diventano vicini, come se stessero accadendo adesso, davanti ai nostri occhi.
Il romanzo è caratterizzato da una progressione temporale che è insieme lineare e circolare. Il senso della circolarità del tempo è dato dai corsi e ricorsi storici, ad esempio le guerre sono state molte e diverse, ma hanno sempre arricchito il Camurà nello stesso modo, hanno portato le medesime malattie tramite i soldati, hanno fatto partire giovani della famiglia. Ricorrono anche il ritorno delle stagioni e la ricomparsa dei morti tra i vivi, come accade per le apparizioni del Gran Masten o per il violino di Giai, che ciclicamente viene udito da qualcuno nei dintorni della cascina, nonostante egli sia morto da moltissimi anni. La circolarità del tempo e i richiami a elementi magici e surreali ricordano, come si diceva, le narrazioni di Allende e Garcia Marquez.
Nonostante la ricchezza di personaggi e vicissitudini, sebbene i piani temporali spesso si confondano, e anche se noi veniamo portati indietro dai flashback o trascinati nel futuro dalle anticipazioni, la lettura risulta scorrevole, incanta, e il romanzo si tiene insieme in un tutt’uno. Esiste una sola vera cesura temporale in questa storia, un solco che resta non colmato, ed è quello che separa la narrazione dall’Epilogo.
L’Epilogo è un breve testo ambientato molti anni dopo, quando è tutto finito.
Dove sono andati a finire i personaggi? Non lo sapremo mai. La vita se li è portati via e noi che finora abbiamo conosciuto tutto di loro, restiamo lì appesi al punto di domanda. Lo scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni, dei secoli travolge tutto e tutti, e ciò che rimane nel presente è unicamente ciò che viene ricompreso nell’eternità della coscienza narrante, sotto forma di memoria raccontata.
Rosetta Loy nasce a Roma nel 1931 e nella stessa città muore il primo ottobre 2022.
Esordisce nel 1974 con la sua prima pubblicazione, La bicicletta. Seguono numerosi altri romanzi, ben accolti dalla critica e insigniti di premi letterari. Loy è stata traduttrice dal francese per la collana «Scrittori tradotti da scrittori» di Einaudi, ha tradotto tra le altre opere La principessa di Clèves di Madame de La Fayette (1999). Nel 1987 Loy pubblica la sua opera più acclamata, il romanzo storico Le strade di polvere. Dal 2007 al 2009 è nella giuria del Premio Grinzane Cavour. Moglie del regista Beppe Loy, ebbe un rapporto intellettuale e sentimentale complesso, di cui non fece mistero, con il critico Cesare Garboli. Al suo ricordo dedicò l’ultima opera.
Cioccolata da Hanselmann (Rizzoli, 1995, premio Grinzane Cavour); La parola ebreo (Einaudi, 1997, Premio Fregene); Ahi, Paloma (Einaudi, 2000); Nero è l'albero dei ricordi, azzurra l'aria (Einaudi, 2004, Premio Bagutta, Premio Brancati, Premio Rhegium Julii); Forse (Einaudi, 2016); Cesare (Einaudi, 2018).
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