IRRIDUCIBILE
IL CORAGGIO DI NON PIACERE
L' UOMO CHE SCAMBIÒ SUA MOGLIE PER UN CAPPELLO
L'INCONVENIENTE DI ESSERE NATI
L’UOMO SENZA INCONSCIO
IRRIDUCIBILE : la coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, Federico Faggin
Federico Faggin (Vicenza, 1941) fisico, inventore, imprenditore naturalizzato statunitense. Laureatosi nel 1965 all’Università di Padova, è stato capo progetto e designer dell'Intel 4004, primo microprocessore al mondo. Nel 1974 fondò la ZiLOG, dove sviluppò il microprocessore Z80 e nel 1986 la Synaptics, che sviluppò i primi Touchpad e Touch screen. È figlio del filosofo Giuseppe, traduttore di Plotino.
“In questo libro avanzo l’ipotesi che l’universo abbia coscienza e libero arbitrio da sempre”. Faggin si definisce “tradito” dal materialismo scientifico cui aveva aderito in gioventù e confuta il concetto di coscienza come epifenomeno del cervello, a partire dalla sua esperienza in campo tecnologico, da considerazioni sulla fisica quantistica e mosso da una profonda crisi personale. La tesi è l’irriducibilità e la irriproducibilità della coscienza umana che propone “un modello della realtà basato sull’idea che la consapevolezza sia una proprietà che non deriva dalla materia.” L’intelligenza artificiale elabora i simboli, mentre la comprensione è proprietà non algoritmica fondamentale della coscienza a cui è connaturata l’attribuzione di significato, propria solamente degli organismi viventi. Faggin porta l’ esempio di Chat gpt “in grado di elaborare ben 175 biliardi di parametri: una rete di relazioni probabilistiche abbastanza potenti da far dire al pc cose che sembrano pensate, ma in realtà il pc non pensa niente.” La questione fondamentale non è la pericolosità in sè dell’intelligenza artificiale ma quella ineludibile che nasce dalla domanda “Chi siamo noi, che costruiamo l’intelligenza artificiale e con quali scopi?”
IL CORAGGIO DI NON PIACERE : libera te stesso, cambia la tua vita e raggiungi l'autentica felicità, Ichiro Kishimi e Fumitake Koga
Autori: Ichiro Kishimi è nato e vive a Kyoto. Laureato in filosofia, con una specializzazione in filosofia classica occidentale, è anche psicologo e counselor.
Fumitake Koga è un apprezzato autore di manuali di business e saggi. Dopo aver incontrato Ichiro Kishimi, si è avvicinato alla sua scuola di pensiero ed è tornato molte volte a Kyoto per incontrarlo.
Nel corso di cinque notti, un giovane uomo insoddisfatto interroga un saggio maestro circa la possibilità di essere felici. Il giovane uomo crede che la felicità sia un’illusione sfuggente, in un mondo caotico e pieno di contraddizioni, in cui tutti vogliono apparire e si sentono in perenne competizione tra loro. Il saggio invece è convinto che il mondo sia un luogo semplice, in fondo, e che la felicità sia alla portata di tutti: basta vivere nel presente lasciando andare il passato, essere se stessi senza farsi condizionare dal giudizio o dalle aspettative degli altri, non voler sembrare sempre i migliori. Che cosa serve dunque? Il coraggio. Di scegliere, di cambiare, di essere liberi. In questo dialogo lungo cinque notti, eppure senza tempo, è racchiuso un segreto. Un segreto che riguarda tutti noi, e che ci trasformerà, se saremo aperti ad accoglierlo. Un segreto che ci permetterà di guardare a fondo dentro noi stessi con sincerità assoluta, di liberare tutto il nostro potenziale e infine di ritrovarci, senza sforzarci di piacere per forza a tutti. Un segreto che ci condurrà all’essenza stessa della felicità. «Il coraggio di non piacere accompagna i lettori nel cammino verso la felicità e un cambiamento duraturo. A chi è alla ricerca di risposte su se stesso e sulla vita, Kishimi e Koga offrono una conversazione davvero illuminante.» - Library Journal
L' UOMO CHE SCAMBIÓ SUA MOGLIE PER UN CAPPELLO / Oliver Sacks
Autore: Oliver Wolf Sacks è stato un neurologo e scrittore britannico, dal 2012 docente di neurologia alla New York University School of Medicine.
Oliver Sacks è un neurologo, ma il suo rapporto con la neurologia è simile a quello di Groddeck con la psicoanalisi. Perciò Sacks è anche molte altre cose: «Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse anche sono insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall’aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l’uomo cade radicalmente in preda alla malattia». Questo libro, che si presenta come una serie di casi clinici, può aiutare a spiegare perché abbia raggiunto negli Stati Uniti un pubblico vastissimo. Nella maggior parte, questi casi – ma Sacks li chiama anche «storie o fiabe» – fanno parte dell’esperienza dell’autore. Così, un giorno, Sacks si è trovato dinanzi «l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello» e «il marinaio perduto». Si presentavano come persone normali: l’uno illustre insegnante di musica, l’altro vigoroso uomo di mare. Ma in questi esseri si apriva una voragine invisibile: avevano perduto un pezzo della vita, qualcosa di costitutivo del sé. Il musicista carezza distrattamente i parchimetri credendo che siano teste di bambini. Il marinaio non può neppure essere ipnotizzato perché non ricorda le parole dette dall’ipnotizzatore un attimo prima. Che cosa vive, se non sa nulla di ciò che ha appena vissuto? Rispetto alla normalità, che è troppo complessa per essere capita, e tende a opacizzarsi nell’esperienza comune, tutti i «deficit» o gli eccessi di funzione, come li chiama la neurologia, sono squarci di luce, improvvisa trasparenza di processi che si tessono nel «telaio incantato» del cervello. Ma queste storie terribili e appassionanti tendono a rimanere imprigionate nei manuali. Sacks è il mago benefico che le riscatta, e per pura capacità di identificazione con la sofferenza, con la turba, con la perdita o l’infrenabile sovrabbondanza riesce a ristabilire un contatto, spesso labile, delicatissimo, sempre prezioso per i pazienti e per noi, con mondi remoti altrimenti muti. Questo è il libro di un nuotatore «in acque sconosciute, dove può accadere di dover capovolgere tutte le solite considerazioni, dove la malattia può essere benessere e la normalità malattia, dove l’eccitazione può essere schiavitù o liberazione e dove la realtà può trovarsi nell’ebbrezza, non nella sobrietà».
Fonte: Editore
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L'INCONVENIENTE DI ESSERE NATI / É. M. Cioran ; traduzione di Luigia Zilli
Autore: Emile Cioran è stato un filosofo, scrittore rumeno e soprattutto un uomo profondamente controverso. La sua voce ha attraversato il Novecento parlando direttamente al cuore e alla mente dei suoi lettori. Amava definirsi “fratello” di Leopardi, profondamente convinto dell’inconvenienza dell’essere nato.
Con brutalità e con delicatezza, con frasi che ogni volta hanno un filo perfettamente tagliente, Cioran vaga in questo libro non già intorno ai «problemi», come fanno spesso i filosofi, ma intorno alle «cose», come fanno i pochi che pensano veramente – e, fra le tante cose, intorno a quella unica che non cesserà mai di torturarci e di travolgerci: il puro fatto di «essere nati», quella rinuncia primordiale alla possibilità che costituisce la nostra esistenza. In questo libro, più che mai prima, Cioran si avvicina a certi temi, a certi modi dei buddhisti più radicali. E forse proprio questa diversione verso l’Oriente, verso la sua asciuttezza dinanzi alle cose ultime, gli permette di trovare un passo aspramente idiosincratico, un’andatura insofferente verso tutto, soggetta però ad «accessi di gratitudine per Giobbe e Chamfort, per la vociferazione e il vetriolo». È il passo di una lunga deambulazione notturna, da cui nasce e si concatena questa sequenza di aforismi, annotazioni, aneddoti, in un tentativo di evasione «dalla Specie, da questa turpe e immemoriale marmaglia».
L’UOMO SENZA INCONSCIO, Massimo Recalcati
Massimo Recalcati è uno psicoanalista lacaniano, conosciuto per la fama acquisita dal suo programma in seconda serata Lessico famigliare.
L’uomo senza inconscio allarga il discorso sociale contemporaneo della crisi di identità con la descrizione della formazione di nuovi assetti psicopatologici, difatti non è possibile slegare la clinica singolare del soggetto da quelle che sono le trasformazioni societarie. Si evidenzia una mancanza del concetto di limite che permea la modernità. Una modernità in cui l’Altro viene tagliato fuori e dove l’Io è costantemente alla ricerca compulsiva di un godimento illimitato che si rivela essere non altro che un fumogeno psichico.