cuore_di_rabbia.jpgCome il vento tra i mandorli, Michelle Cohen Corasanti, Feltrinelli
Palestina, 1965. Ichmad stringe tra le mani callose e rovinate una lettera. Non una comunicazione qualsiasi, ma la lettera che potrebbe cambiare la propria vita e quella della sua famiglia. Lui, arabo palestinese, può misurarsi con le menti più brillanti di Israele e partecipare a un concorso di matematica dove in palio c’è una borsa di studio all’Università di Gerusalemme. A spingerlo a iscriversi a quel concorso è stato il professor Mohammad: avrebbe studiato e avrebbe avuto i soldi per aiutare la famiglia, consentire a suo fratello delle cure adatte, garantire alla madre una vecchiaia serena e aiutare le sue sorelle ad ottenere un matrimonio vantaggioso. Ma come può accettare qualcosa da chi ha condannato suo padre a 14 anni di reclusione senza alcun processo, ha spezzato la spina dorsale a suo fratello, ha incendiato la loro casa, si è appropriato della loro terra e li ha costretti a vivere in una misera tenda senza acqua, né cibo né corrente? Il romanzo Come il vento tra i mandorli è strutturato in quattro sezioni che coprono ognuno un arco temporale di circa 10 anni e tratta del conflitto arabo-israeliano arrivando fino al decennio scorso. Una scrittura che non lascia nulla all’immaginazione: nella scena iniziale viene descritto cosa accade a un corpo quando accidentalmente pesta una mina antiuomo. Questa storia rintraccia come non trascurabile causa del conflitto, tra le molte altre, la non-conoscenza vicendevole tra le due parti. L’autrice cerca di rappresentare la convinzione secondo cui una risposta semplice a questa complessità storico-culturale non esiste, ma sarebbe un ottimo inizio mettere da parte la presunzione di ritenersi sempre nel giusto e iniziare a pensare che chi abbiamo di fronte è uguale a noi.

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banda_dei_colpevoli.jpgApeirogon, Colum McCann, Feltrinelli
Il titolo del romanzo si riferisce al termine matematico che indica un oggetto dal “numero di lati osservabilmente infinito”, forma simbolica per un nuovo modo di pensare il conflitto arabo-israeliano, spesso ridotto a posizioni semplici e opposte. Apeirogon racconta dell'amicizia vissuta tra un palestinese che studia l’Olocausto, Bassam Aramin, e un israeliano contro l’occupazione, Rami Elhanan. I due uomini sono accomunati da un medesimo dolore: hanno perso le loro figlie: Smadar, uccisa all’età di 13 anni da un attentatore suicida, e Abir, assassinata all’età di 10 anni da un membro dell’esercito israeliano. Entrambi gli uomini si uniscono al Parents Circle, un gruppo di persone in lutto che si aggregano grazie al dolore per promuovere una soluzione pacifica del conflitto. "Questo è diventato il loro lavoro: raccontare la storia di quello che è successo alle loro ragazze". Apeirogon è suddiviso in 1.001 capitoli individuali, alcuni brevissimi, altri completi di documenti fotografici, altri semplicemente spazi vuoti. I capitoli centrali del romanzo sono interviste profondamente toccanti con ciascuno dei protagonisti. Il numero dei capitoli è un riferimento alle Mille e una notte, “uno stratagemma per vivere di fronte alla morte”. Il romanzo ruota intorno a un solo giorno del 2016, quando Bassam e Rami si recano alla riunione del Parents Circle in un monastero Cremisan a Beit Jala. Tutti i padri e le madri che accedono a quel circolo sono lì per ascoltare le stesse storie dei due protagonisti che anche noi, come lettori, vediamo scorrere tra le pagine. Al netto del portato doloroso, Apeirogon è un romanzo che solleva il cuore. L'amicizia tra Bassam e Rami è una cosa di grande e mirabile bellezza. Una foto ritrae i due, addormentati insieme su un treno in Germania; in quell’immagine Rami sostiene Bassam mentre dorme.

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